Gammopatia Monoclonale di Significato Incerto. Condizione da non sottovalutare e

Il referto casuale di un picco monoclonale nell’elettroforesi delle proteine di un paziente rappresenta un evento che pone il medico di fronte alla decisione di cosa fare e che peso attribuire al dato analitico. Il termine gammopatia monoclonale di incerto significato (MGUS) indica la presenza di una proteina monoclonale (M) nel siero di soggetti senza evidenti manifestazioni di mieloma multiplo (MM), malattia di Waldenstrom o amiloidosi primaria. Questa condizione, caratterizzata da un picco M< 3.0 g/dl e da un infiltrato midollare di plasmacellule < 10%, ? di riscontro frequente e occasionale, con prevalenza in soggetti asintomatici di et?≥ 50 anni. Di fronte a questa condizione che si manifesta nei pi? differenti contesti clinici ? cruciale il monitoraggio nel tempo per riconoscere i casi che rimangono stabili da quelli che evolvono verso una gammopatia sintomatica in cui ? necessario un trattamento chemioterapico.
Abbandonata la primitiva classificazione di gammopatia monoclonale ?benigna? (?idiopatica?, ?asintomatica?, ?criptogenetica? ), il corpo di conoscenze sull’ epidemiologia ed evoluzione della MGUS si ? strutturato intorno ai lavori di Robert Kyle della Mayo Clinic che, in uno studio osservazionale iniziato negli anni ’70, ha analizzato una serie di casi dimostrando come questa condizione non pu? essere considerata ?benigna? per la capacit? di evolvere, in una significativa percentuale di soggetti, verso una forma “maligna”. Questa tesi ha trovato conferma nello studio di follow up a 25 anni sui 241 soggetti originali della serie, nei quali la probabilit? di evoluzione aumenta progressivamente nel tempo, passando dal 17% a 10 anni al 39% a 25 anni, con una mediana di sopravvivenza di poco pi? bassa rispetto alla popolazione normale. Anche se non sono stati identificati indici predittivi di evoluzione il messaggio principale dello studio ? che il rischio di evoluzione maligna di una MGUS persiste anche dopo 30 anni di follow up.

Attualmente questa serie storica ha esaurito le possibilit? di fornire ulteriori informazioni e il gruppo di coordinato da Robert Kyle ha avviato un nuovo studio epidemiologico, su tutti gli abitanti della Contea di Olmsted nel Minnesota. I risultati, pubblicati recentemente sul New England Journal of Medicine, si riferiscono a 21.463 soggetti sui 28.038 residenti con et? ≥50 anni (76,6%) studiati per definire con maggior precisione la prevalenza del MGUS in questa popolazione. I tassi aggiustati per et? sono risultati pi? elevati negli uomini di quelli riscontrati nelle donne (4,0% vs 2,7%; p<0,001) e la prevalenza di MGUS ? risultata del 5,3% nelle persone di et? ≥ 70 anni e del 7,5% tra le persone di et? ≥85 anni. La concentrazione di immunoglobulina monoclonale ? risultata <1,0 g/dl nel 63,5% dei casi e ≥2,0 g/dl in solo il 4,5% delle 694 persone studiate.
Questo studio permette di formulare considerazioni definitive sui dati di prevalenza della MGUS, che sono elevati soprattutto negli anziani, aprendo nuove possibilit? di indagine in una popolazione molto pi? ampia rispetto alla serie storica. A lungo termine questo potr? permettere di individuare indici predittivi precoci di evolutivit? utili ai medici nel discriminare le forme ?benigne? dalle ?maligne? di una condizione che attualmente ha come unica strategia possibile un attento e continuo follow up.

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