Sintomi inspiegabili, messo a punto un protocollo d’intervento
La notizia. Pronto Soccorso affollati da pazienti con sintomi apparentemente inspiegabili che causano problemi gestionali, costi ingenti e frustrazione? Una realt? che forse in futuro potr? essere affrontata con efficienza grazie al protocollo d?intervento messo a punto dai ricercatori della Michigan State University, che hanno illustrato il loro metodo sul Journal of General Internal Medicine. ?La diagnosi di sintomi medici apparentemente inspiegabili ? un problema che riguarda milioni di pazienti in tutto il mondo e pesa su sistemi sanitari gi? sull?orlo del collasso?, spiega Robert Smith, professore di Medicina alla Michigan State University (MSU). Smith ed il suo team hanno messo a punto un protocollo d?intervento che comprende modifiche comportamentali e terapie farmacologiche, ma soprattutto robuste dosi di comunicazione tra medici e pazienti. Lo studio. E? emerso dallo studio effettuato dal team della Michigan State University che in media i pazienti che presentano sintomi inspiegabili ricorrono al Pronto Soccorso 13 volte l?anno lamentando di volta in volta emicranie, affaticamento, dolori muscolo-scheletrici, sintomi gastrointestinali. Oltre a suggerire di guardare alle radici profonde del dolore o dei disturbi dei pazienti, il protocollo MSU suggerisce la somministrazione di antidepressivi e di terapie comportamentali che incidono sul modo in cui i pazienti percepiscono il loro malessere. Testato su 100 pazienti di Pronto Soccorso, il protocollo ha permesso di ottenere un significativo miglioramento dei sintomi in circa la met? dei casi. ?Abbiamo semplicemente messo in pratica tutto quello che negli ultimi anni abbiamo imparato nel campo della Psichiatria e della terapia del dolore?, spiega Smith, ?e lo abbiamo adattato alle necessit? della Medicina d?emergenza. Ma al centro di tutto c?? la relazione medico-paziente. Viviamo e lavoriamo in un sistema basato sulle patologie, e i sintomi non immediatamente attribuibili a patologie precise sono una fonte di forte frustrazione per i medici e per i pazienti che si sentono non assistiti?.
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