Mezzi di contrasto

Ogni anno in tutto il mondo vengono somministrate circa 60 milioni di dosi di mezzi di contrasto iodati, nella maggioranza dei casi associate ad un trattamento con corticosteroidi o antistaminici, per prevenire eventuali reazioni anafilattiche. Uno studio pubblicato su BMJ ne valuta l?effettiva necessit?.

Una abitudine diffusa

Come ? noto, i mezzi di contrasto iodati si dividono in ionici e non ionici a seconda della loro tendenza a scindersi, una volta entrati in circolo, formando o meno ioni carichi. I composti non ionici sono ormai quelli pi? utilizzati e, anche se a ci? corrisponde una marcata diminuzione nell?incidenza delle reazioni avverse, la premedicazione continua ad essere praticata.

Recentemente linee guida britanniche hanno posto una particolare enfasi su questa diffusa abitudine: l?opinione di molti radiologi ? che si tratti di una pratica del tutto superflua la cui efficacia non ? provata, e che la sicurezza dei mezzi non ionici sia tale da rendere inutile le precauzioni fino ad ora adottate. Per supportare questa ipotesi un gruppo di ricercatori ha analizzato tutti i lavori pubblicati al riguardo, in qualsiasi lingua, dal 1950 al 2005. I criteri a cui ? stata prestata attenzione erano la randomizzazione dei pazienti, l?uso di premedicazione ? corticosteroidi e antistaminici, da soli od in combinazione – la presenza di gruppi controllo o placebo e la segnalazione di presenza o assenza di reazioni allergiche.

Precauzioni inutili

Comparando gli studi in cui erano stati somministrati corticosteroidi con quelli in cui si utilizzava un placebo, ? stato evidenziato che – in una popolazione non selezionata di pazienti come quella considerata- la precauzione era in effetti poco utile. Il numero di soggetti da trattare per prevenire un solo evento avverso era altissimo e le reazioni, talmente gravi da mettere in pericolo di vita il paziente, molto rare.

Anche per quanto riguarda l?uso di antistaminici sembrano esserci poche motivazioni. Quelle causate dai mezzi di contrasto non sono vere e proprie reazioni di tipo anafilattico, ma vengono classificate comunque come anafilattoidi perch? ne condividono molti aspetti, tra cui il broncospasmo, l?ostruzione delle vie aeree, l?edema ed il collasso cardiovascolare. Il loro preciso meccanismo non ? noto; una storia clinica di asma o reazioni allergiche ad altri farmaci aumentano da sei a dieci volte il rischio di tali reazioni, ma mancano completamente dati a favore del trattamento profilattico nei soggetti a rischio e le reazioni si verificano anche in soggetti non allergici.

In conclusione, lo studio sembrerebbe supportare le recenti linee guida del Royal college of radiologists: la premedicazione non ? strettamente necessaria. La somministrazione inutile di qualunque farmaco andrebbe evitata o ridotta al minimo; meglio addestrare il personale a saper riconoscere tempestivamente e ad intervenire in maniera efficace in quei rari casi in cui si verifichi una reazione avversa.

Raffaella Bergottini

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