Ipogonadismo sintomatico: quale il giusto approccio?
“Le donne, se over 30, non dovrebbero pi? essere viste come le sole responsabili dell?infertilit?”, ammonisce il commento del JAMA.
Ridefinire l’andropausa. Anche gli uomini sono soggetti all?azione dell?orologio biologico e, dopo i 30 anni, si comincia a parlare di andropausa, per riferirsi alla diminuzione della concentrazione di testosterone nel sangue; tuttavia questo termine non ? corretto. Negli uomini infatti, a differenza delle donne, non vi ? un brusco calo ormonale ma una progressiva diminuzione della produzione di testosterone. Sarebbe pi? corretto parlare di “ipogonadismo sintomatico”. L?ipogonadismo oltre che sulla salute riproduttiva incide anche su altri disturbi: sia il diabete di tipo due che la sindrome metabolica sono correlati con la diminuzione di testosterone. La riduzione dell?ormone sembra correlata anche, negli uomini over 50, con l?insorgenza di malattie cardiovascolari, depressione e iperplasia prostatica.
Un eccesso di prescrizioni? Alla luce di questi dati sono in aumento le terapie che prevedono la somministrazione esogena di testosterone. Nel 2005 nei soli Stati Uniti sono stati prescritti 2,3 milioni di sostanze contenenti testosterone, secondo i dati forniti da un rapporto dell?IMS Health Inc. Questi numeri testimoniano come vi sia stato il 50 per cento di incremento delle vendite dal 2001 e il 210 per cento dal 1999. Questo enorme aumento non ? senza rischi: un uso indiscriminato di prodotti che innalzino i livelli di testosterone porta a dislipidemia, infertilit?, problemi nella coagulazione del sangue. Secondo i firmatari del commento questo aumento ? stato causato, almeno negli Stati Uniti, da un?eccessiva medicalizzazione dei problemi correlati con la diminuzione dei livelli di testosterone a cui ha fatto seguito una prescrizione eccessiva di terapia ormonale integrativa. Per trovare un equilibrio il primo e pi? importante passo ? comprendere a fondo gli effetti fisiologici dell?ipogonadismo sintomatico.
Bibliografia. Lewis B et al. Medical implication of the male biological clock. JAMA 2006;296:2369-71.
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