Frattura del femore
La presenza di lesioni della sostanza bianca si accompagna a ipertensione, maggior rischio di cadute e difficolt? fisiche e cognitive, che a loro volta possono incidere sugli esiti meccanici di una caduta. Queste le relazioni dimostrate, finch? un gruppo di medici e ricercatori di Padova non ha pensato di analizzare il ruolo delle lesioni cerebrali come fattore di rischio indipendente.
La frattura dell`anca ha origine multifattoriale, specie nella terza et?, dove rappresenta un evento drammatico conseguente ad una maggior facilit? alle cadute, per la diminuita prontezza dei riflessi difensivi, abbinata alla minore resistenza ossea.
In generale il rischio di fratture che caratterizza gli anziani deriva dai fisiologici deficit neurologici, muscoloscheletrici e sensoriali che compromettono le capacit? individuali di reagire ad una caduta. Aggiungendo, a questo stato di vulnerabilit?, ambienti o comportamenti pericolosi, piuttosto che la presenza di altre disabilit?, diviene molto difficile per l`anziano mettere in atto quei movimenti compensatori capaci di minimizzare il rischio di rottura.
L`intento del gruppo di Padova era verificare se le lesioni della sostanza bianca danneggiassero aree chiave per l`integrazione neurale tra gli emisferi, compromettendo proprio la capacit? di evitare le cadute laterali, quelle che con maggior frequenza esitano in una frattura del femore.
Lo studio
All`interno della coorte del Progetto Veneto Anziani, uno studio osservazionale di popolazione effettuato su residenti di Camposanpietro e Rovigo, sono stati selezionati soggetti d`et? uguale o superiore a 65 anni che accettassero di sottoporsi a risonanza magnetica cerebrale.
Pi? della met? del campione originario (822 su 1599 persone) ha accettato di partecipare a questa ulteriore indagine. Le immagini della risonanza sono state interpretate da un unico radiologo che ha classificato le lesioni presenti come: focali (una o due localizzate in ogni sito, anche corticali) o diffuse (3 o pi? lesioni sottocorticali o periventricolari). Due soggetti sono stati esclusi perch? le immagini risultavano illeggibili, per gli altri 820 il follow up ? durato 9 anni con due visite di controllo, al quinto e al settimo anno. Tra i test effettuati al reclutamento c`era anche il Mini-mental state examination e un colloquio per definire il livello di disabilit? nelle attivit? quotidiane.
Risultati
Nel corso di tutto il periodo d`osservazione si sono verificati 51 casi di frattura del femore. Incrociando questo dato con quelli raccolti nell`anamnesi, si ? evidenziato un incremento del rischio di rottura del femore nei soggetti con lesioni diffuse alla risonanza magnetica cerebrale. Rispetto ai coetanei senza lesioni della sostanza bianca, il rischio di frattura era 2,7 volte pi? elevato, nella fascia d`et? 65-80 anni; mentre la presenza di lesioni focali in questo stesso gruppo d`et? non mostrava relazioni significative. Nessuna relazione tra rischio di frattura e lesioni, focali o diffuse, ? emersa negli ultraottantenni, probabilmente anche a causa della scarsa numerosit? di questo gruppo di soggetti.
Provvedimenti
Gli autori dello studio concludono che, sulla base di questi dati, sarebbe opportuno istituire dei programmi d`intervento multifattoriale, per diminuire il rischio di cadute negli anziani con lesioni diffuse della sostanza bianca.
Tuttavia ? giusto segnalare che lo studio cos? disegnato sconta due limitazioni, che suggeriscono l`opportunit? di confermare i dati con ulteriori trial. Primo: il sottogruppo che si ? autoselezionato, dal pi? ampio campione rappresentativo della popolazione generale over 65enne, era costituito da soggetti pi? sani della media generale, sia dal punto di vista fisico sia da quello cognitivo. In secondo luogo, le lesioni diffuse non sono state ulteriormente classificate secondo un indice di severit?, n? rispetto all`area cerebrale di localizzazione.
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Elisabetta Lucchesini
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