Embolizzare i fibromi?

I fibromi uterini sono i pi? comuni tumori del sistema riproduttivo femminile tipici dell?et? fertile (dopo la menopausa tendono a ridursi), il nome non deve per? spaventare poich? si tratta di forme benigne, che in molti casi non provocano disturbi n? impediscono la gravidanza. Quando i fibromi sono invece sintomatici, causano disturbi quali dolori pelvici, dismenorrea, problemi urinari e intestinali, rischio di aborto che possono costituire un?indicazione al trattamento. Le opzioni pi? utilizzate sono quelle chirurgiche e l?alternativa classica ? tra l?isterectomia, cio? la rimozione dell?utero e la miomectomia, impiegata in genere per le donne che intendano mantenere le capacit? procreative (per la chirurgia ora c?? anche la modalit? meno invasiva della via vaginale e laparoscopica): un?altra possibilit? abbastanza recente ? l?embolizzazione dell?arteria uterina, una tecnica minimamente invasiva che si ? andata affermando come efficace nell?alleviare i sintomi a breve termine ma della quale non era stato sufficientemente valutato l?effetto sulla qualit? di vita delle pazienti, in confronto alle altre procedure.

Qualit? di vita simile Il team scozzese REST (Randomized Trial of Embolization versus Surgical Treatment for Fibroids) ha quindi condotto una ricerca con periodo di osservazione di un anno dalla quale risulta che l?embolizzazione ? efficace quanto la chirurgia nel migliorare la qualit? di vita delle donne trattate, con altri vantaggi, ma anche alcuni svantaggi. La tecnica consiste nell?iniezione, attraverso un catetere inserito nell?arteria femorale che arriva all?arteria uterina, di particelle o sostanze embolizzanti che impediscono l?afflusso di sangue al o ai fibromi causandone la contrazione di volume. Introdotta nei primi anni Novanta per ridurre il sanguinamento nella donne con fibromi ad alto rischio di complicanze con la chirurgia, l?embolizzazione uterina ? stata poi applicata intraoperatoriamente e in seguito come trattamento primario; si calcola che nell?ultimo decennio siano stati eseguiti pi? di 100 mila interventi, soprattutto in Stati Uniti ed Europa occidentale, e i dati Usa relativi a 3.160 casi riferiscono nel 5,5% complicanze a trenta giorni e nello 0,1% necessit? di isterectomia.

Lo studio scozzese

Lo studio, su 157 donne di almeno 18 anni con uno o pi? fibromi di almeno 2 cm e sintomi tali da giustificare la terapia chirurgica, ha confrontato con scale di valutazione la qualit? di vita a 1, 6, 12, 21 mesi e poi annualmente, in seguito a embolizzazione o a intervento (isterectomia o miomectomia, per via addominale). A un anno non sono risultate differenze significative tra i due gruppi, inoltre il ricovero post-embolizzazione ? stato significativamente pi? breve e il ritorno alle attivit? usuali notevolmente pi? rapido; anche il dolore a 24 ore era minore, anche se a un mese e a un anno i punteggi erano migliori nel gruppo chirurgia. Complicanze ed eventi indesiderati sono stati di pi? tra le embolizzate ma non significativamente, il 9% delle embolizzate poi ha dovuto ripetere la procedura o ricorrere a isterectomia per controllo inadeguato dei sintomi e dopo il primo anno il 13% ? stato ricoverato per eventi avversi o reintervento. Dal punto di vista economico, infine, a un anno l?embolizzazione ? risultata pi? vantaggiosa.

Considerare l?intenzione procreativa

Come sottolinea l?editoriale di accompagnamento, se optare prima per la chirurgia o per l?embolizzazione dipender? dalla situazione clinica, dall?et? della paziente, dalle sue preferenze, dall?eventuale desiderio di avere figli. Considerando che con l?embolizzazione in meno dell?1% dei casi pu? insorgere una menopausa anticipata e non ? chiaro se ci siano rischi per il feto, la miomectomia potrebbe essere la prima scelta nelle donne con fibromi sintomatici che intendono procreare; l?embolizzazione invece potrebbe essere offerta alle pazienti ad alto rischio chirurgico, come quelle con fibromi diffusi o nelle quali la miomectomia presenti difficolt? tecniche; l?isterectomia resta un?alternativa ragionevole all?embolizzazione nelle donne che preferiscono un intervento risolutivo senza la preoccupazione di ulteriori sanguinamenti o bisogno di reinterventi.

Elettra Vecchia

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