Prostata, nuovo test anticancro pi? affidabile

19 Dic 2007 Oncologia

Aldo Franco De Rose
Il nuovo marker in grado di svelare in anticipo il tumore della prostata si chiama EPCA-2. Quasi sicuramente, fra uno-due anni, mander? in pensione il discusso PSA. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Urology a firma dei ricercatori del Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, dal titolo molto esplicativo: “EPCA-2: A Highly Specific Serum Marker for Prostate Cancer”.
Si tratta di una proteina strutturale del nucleo delle cellule tumorali della prostata, la Early Prostate Cancer Antigen-2 (EPCA-2), molto stabile e persistente in circolo. Ma EPCA2 non rappresenta una novit? scientifica per la sola diagnosi. Infatti secondo Robert Getzenberg, responsabile del gruppo di ricercatori, “il nuovo test, fra qualche anno, oltre ad essere utilizzato per riconoscere gli uomini con tumore della prostata e distinguerli da quelli che soffrono semplicemente di ingrossamenti della prostata, costituir? l’elemento principale per differenziare i pazienti che avranno bisogno di cure aggressive da quelli che necessiteranno invece di una vigile attesa”.
Insomma un importante aiuto in tema di terapia di tumore della prostata, il cui obiettivo potr? essere quello di riuscire ad adottare, in ogni singolo paziente, la miglior scelta terapeutica “su misura”, evitando comportamenti troppo standardizzati.
I ricercatori americani hanno esaminato 385 pazienti, nei quali il test EPCA-2 ha distinto i casi di semplice iperplasia prostatica benigna (IPB) e prostatite da quelli di tumore. Pi? precisamente il 77% dei pazienti con IPB e PSA elevato, e quindi con sospetto cancro prostatico, aveva invece livelli di EPCA-2 pi? bassi dei valori limite (30ng/ml). Tale aspetto ? stato considerato di enorme importanza e molto incoraggiante in quanto l’IPB ? spesso associata ad elevati livelli di PSA, ponendo problemi di diagnosi differenziale e costringendo i pazienti a ripetute biopsie. Al contrario, i valori di EPCA-2 sono stati trovati alti nel 90% dei soggetti con cancro confinato alla prostata e nel 98% con cancro avanzato (extracapsulare), individuando complessivamente il 94% di tumori. Inoltre, l’EPCA 2 ? risultato altamente sensibile e specifico in quanto ? riuscito ad identificare il 78% degli uomini con cancro prostatico anche nel gruppo di soggetti con PSA al di sotto di 2.5 ng/mL e quindi, apparentemente, senza malattia. Infine, un altro vantaggio sarebbe costituito dal fatto che il test consentirebbe di abbatterebbe drasticamente il numero di biopsie della prostata, oggi, sicuramente molto elevato.
Le biopsie prostatiche in Italia fino a qualche anno fa erano stimate attorno a 100.000 l’anno, per un costo di circa 20.000.000 milioni di euro solo per la procedura diagnostica. Ma oggi il numero ? sicuramente aumentato, vista la maggiore diffusione del dosaggio del PSA e i numerosi programmi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di diagnosi precoce delle malattie prostatiche.
La stragrande maggioranza delle biopsie viene fatta “at random”, cio? senza un bersaglio preciso, dato che spesso (nel 60-70% dei casi) ? solo il PSA a suggerire l’esecuzione della biopsia in assenza di altri segni clinici, ecografici e radiologici.
D’altra parte la biopsia prostatica ? un momento di grande dramma psicologico per la popolazione maschile: per alcuni arriver? la diagnosi di neoplasia per altri, nonostante la negativit?, ? probabile che la si debba ripetere (se il PSA si manterr? anomalo). La nuove diagnosi invece sarebbero 30.000 all’anno per una neoplasia che si colloca al secondo posto per incidenza fra quelle che colpiscono gli uomini nei paesi sviluppati, al primo posto dopo gli 80 anni.

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