Prostata e non solo

Non sempre il carcinoma della prostata ? operabile, anche quando ? localizzato, oppure quando ? localmente avanzato. In questi casi per? si pu? intervenire sia con la radioterapia sia con la terapia farmacologica o anche con entrambe. Ed ? proprio il confronto tra la sola terapia radiante e la sua associazione alla terapia farmacologica (la soppressione degli androgeni, indicata come AST), che ? dedicato uno studio statunitense. Il confronto era richiesto dai molti indizi che deponevano per un?azione negativa dellAST nei pazienti che presentavano anche altre malattie oltre al tumore. Infatti va tenuto presente che in maggioranza si tratta di pazienti anziani: in questo studio, anche se l?et? variava da 49 a 82 anni pi? della met? superava i 72. Di conseguenza, sono stati coinvolti 206 uomini pervenuti a un centro specialistico, affetti da tumore non metastatico con almeno un fattore di prognosi sfavorevole, per esempio elevato valore del PSA, segni di invasione delle vescicole seminali, biopsia sfavorevole. Il campione ? stato suddiviso in due gruppi, uno trattato con radioterapia conformazionale tridimensionale oppure con la radioterapia e con la soppressione androgenica (con un agonista dell?LHRH e con l`antiandrogeno flutamide).

Il quadro generale

Naturalmente, i pazienti sono stati suddivisi anche in funzione della presenza di altre malattie, assegnando 4 diversi gradi di gravit? della situazione: grado 0, nessuna comorbidit?; grado 1, comorbidit? minima; grado 2, moderata e grado 3, grave.
Le persone coinvolte sono state seguite per parecchi anni, la met? per pi? di 7,6 anni. Nell?arco dello studio, si sono verificati 74 decessi: 44 nel gruppo della sola radioterapia, 30 nel gruppo radioterapia pi? AST. Le morti attribuibili direttamente al tumore sono state 14 nel gruppo radioterapia e quattro nell?altro. L?analisi statistica ha poi confermato che le possibilit? di sopravvivenza erano pi? elevate con la doppia terapia. Ma questa ? solo la prima parte dell?analisi. Se si cominciava a considerare la presenza di altre malattie oltre al tumore, cominciava a delinearsi un quadro diverso. Intanto, nei pazienti che avevano una bassa comorbidit? l?effetto del tumore era significativo, cio? era una causa importante, mentre quando si passava a gravi comorbidit? il tumore perdeva di importanza come causa di morte. Infine, se si incrociavano i dati sulla comorbidit? con il tipo di trattamento usato, emergeva che il vantaggio in termini di sopravvivenza per la terapia combinata si manteneva quando non vi era comorbidit? di grado 0 e 1, mentre quando diventava pi? seria la sopravvivenza a otto anni era pari al 25% associando radioterapia e AST, mentre con la sola radioterapia era decisamente migliore: il 54%.

Distinguere in modo semplice

In conclusione, dicono gli autori, ? confermato che l?associazione della radioterapia con l?AST ? pi? efficace della sola radioterapia (aumentando la sopravvivenza fino a quattro volte), ma che questo vantaggio non si presenta nei pazienti che sofforono in modo moderato o grave di altre patologie. Il che, ricordano, ? coerente con molte altre osservazioni, come quella che il ricorso agli antitumorali, come classe complessiva, anticipa il presentarsi dell?infarto nelle persone di pi? di 65 anni. Certamente, questa indicazione ? molto generica, e gli autori auspicano che ora si passi a studiare quali comorbidit? in particolare risentono di questo effetto. Lo scopo ? disegnare uno schema il pi? semplice possibile che consenta di individuare per quali pazienti ? bene evitare la terapia ormonale.

Maurizio Imperiali

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