La terapia con Vitamina D riduce la mortalit

La relazione tra carenza di vitamina D (vit.D) e rachitismo ? un dato acquisito accanto al quale si sta consolidando un ruolo non tradizionale della vit. D rispetto a diverse patologie croniche come le malattie cardiovascolari, il diabete e le neoplasie che da sole sostengono, nei paesi ad alto reddito, il 60-70% della mortalit? totale in soggetti di et? ≥50 anni 1.
In diverse popolazioni i livelli di vit. D, preormone che viene normalmente prodotto nella pelle quando i raggi UVB attivano la conversione del 7-deidrocolesterolo, sembrano inadeguati per il mantenimento di uno stato di salute ottimale. Studi ecologici ed osservazionali hanno evidenziato che il tasso di mortalit? per malattie croniche ? tanto pi? grande quanto ? maggiore la distanza dall?equatore delle popolazioni studiate e che la sopravvivenza dei soggetti con malattie cardiovascolari o neoplastiche (polmone, mammella, colon ecc) risulta pi? elevata quando la diagnosi ? formulata nei mesi estivi rispetto ad altri periodi stagionali 2,3.
Queste evidenze rendono ipotizzabile un nesso di causalit? tra le variazioni della sintesi di vit. D e la mortalit? per patologia cronica. Dati biologici hanno confermato la presenza dei recettori della vit. D in vari organi. La 1α,25 idrossivitamina D3 (calcitriolo) ? in grado, attraverso l?attivazione recettoriale, di indurre la differenziazione, inibire la proliferazione cellulare e l?angiogenesi, che rappresentano meccanismi peculiari della cancerogenesi, ma altrettanto coinvolti nelle malattie cardiovascolari.
Una metanalisi condotta dai ricercatori dell?International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione e dell?Istituto Europeo Oncologico (IEO) di Milano e pubblicata sugli Archives of Internal Medicine ha identificato 18 studi randomizzati, controllati, indipendenti che hanno valutato l?impatto della supplementazione con vit.D sulla mortalit? per ogni causa di 57.311 soggetti. I gruppi di pazienti studiati erano complessivamente sani, anche se molti dei trial studiavano soggetti ad alto rischio di fratture. La compliance variava dal 47,7 al 95%. I dosaggi di vit. D differivano da 300 a 2000 UI/die, con una dose media corretta di 528 UI/die. In 9 trial ? stata misurata la concentrazione serica di calcitriolo che nel gruppo di intervento variava da 1,4 a 5,2 volte rispetto ai controlli. Sono state identificate 4777 morti durante un follow up medio corretto per la grandezza dei trial di 5,7 anni. Gli individui randomizzati per la supplemetazione con vit. D presentavano una riduzione di mortalit? del 7% significativa per ogni causa (RR=0,97 IC95% 0,77-0,99) che, nei gruppi di intervento, non subiva variazioni per l?associazione di terapia con calcio.
Nonostante tutte queste differenze non ? stata rilevata eterogeneit? tra gli studi (p= 0,52) o bias di pubblicazione (p= 0,77).
I motivi per cui la vit. D pu? ridurre la mortalit? per tutte le cause non sono chiari. Diversi trials hanno studiato soggetti anziani fragili ad alto rischio di cadute e fratture non traumatiche. In questi casi la vit.D aumenta la stabilit? posturale e riduce l?incidenza di fratture del 22% permettendo di evitare una caduta per 15 soggetti trattati. Questo effetto per? non pu? essere messo in relazione con la mortalit? ridotta del 7%, poich? il trial Women?s Health Iniziative (4) da solo rappresenta pi? della met? dei partecipanti presi in considerazione nella metanalisi e include donne giovani con bassa probabilit? di morire per una caduta. Gli effetti pleiotropici extra-scheletrici del calcitriolo, mediati attraverso l?attivazione dei recettori della vit.D e implicati nel ridurre l?aggressivit? dei processi neoplastici e l?espansione delle lesioni ateromasiche, potrebbero essere anche coinvolti nella riduzione di mortalit? indotta dalle statine attraverso un aumento dei livelli di vit. D e di stimolazione di recettori analoghi.
Questi e altri aspetti dello studio hanno permesso agli autori di affermare che:
la terapia con dosi convenzionali di vit.D ? associata ad una riduzione di mortalit?
la relazione tra lo status iniziale di vit.D, le dosi terapeutiche e la mortalit? totale sono oggetto di ulteriori studi
? necessario confermare questi dati con un trial di popolazione randomizzato controllato in soggetti ≥50 anni della durata di almeno 6 anni che abbia come end point primario la mortalit? totale
Quindi, in un corpo di evidenze che associano numerosi ed eterogenei problemi di salute con la carenza di vit.D, questa metanalisi fornisce al medico uno stimolo ulteriore per identificare, prevenire e trattare questa condizione.
Fonte
Autier P, Gandini S Vitamin D Supplementation and Total Mortality Arch Intern Med. 2007;167:1730-7

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