Metter ordine tra i noduli

Nel 2007 negli Stati Uniti sono stati diagnosticati circa 30.200 casi di carcinoma tiroideo, ma secondo stime recenti la prevalenza di noduli tiroidei ? pi? elevata (circa il 5% della popolazione ne ? affetto), sopratutto se si considerano quelli subclinici. Anche se nell`85% dei pazienti le lesioni si rivelano benigne, la caratterizzazione preoperatoria dei noduli follicolari della tiroide risulta complessa e spesso incerta, malgrado l`impiego di indagini citologiche sull`ago aspirato. Infatti, questa tecnica non ? in grado di distinguere la natura del nodulo (benigna o maligna) nel 15-30% dei pazienti valutati.
Conseguentemente, numerosi soggetti che presentano proliferazioni follicolari sono sottoposti a tiroidectomia, ma senza una reale necessit? terapeutica. Basti pensare che i risultati istologici finali confermano la malignit? solo nel 10-15% delle lesioni analizzate.

Quando si esprime, la proteina ? un marker
Per migliorare l`accuratezza diagnostica nei confronti dei noduli follicolari tiroidei e, di conseguenza, la selezione dei candidati per l`intervento chirurgico, un gruppo di ricercatori italiani ha condotto uno studio multicentrico per valutare l`efficacia di un test basato sull`analisi dell`espressione della galectina 3, una molecola appartenente al gruppo delle lectine coinvolta in numerosi processi biologici, tra cui l`adesione cellulare, la regolazione del ciclo cellulare, l`apoptosi e la progressione tumorale.
Infatti, come noto in letteratura, questa proteina non ? fisiologicamente espressa nel citoplasma delle cellule tiroidee, ma, se presente, indurrebbe un fenotipo trasformato.
L`indagine, che ha coinvolto 11 centri localizzati sull`intero territorio italiano per un totale di 544 pazienti che presentavano un nodulo tiroideo follicolare classificato come Thy3, ha paragonato la diagnosi finale formulata in base ai risultati istologici (che rappresenta attualmente il gold standard) e quella preoperatoria ottenuta con il test della galectina 3.
Dei 465 soggetti selezionati per l`intervento chirurgico, 70 mostravano anomalie cellulari all`esame istologico e il 71% non esprimeva la galectina 3: nell`85% dei casi queste lesioni galectina 3 negative sono state classificate come benigne al termine dello studio.
Per quanto riguarda i pazienti (134) le cui cellule tiroidee esprimevano la galectina 3, in 101 la diagnosi finale ha confermato la presenza di una neoplasia maligna.
Inoltre, la ricerca ha dimostrato l`elevata sensibilit? (78%) e specificit? (93%) del test della galectina 3 che, quindi, potrebbe essere introdotto quanto prima nella pratica clinica, permettendo una distinzione preoperatoria tra i pazienti che necessitano di una tiroidectomia e quelli in cui questa opzione terapeutica sarebbe superflua.

Per dirimere i casi dubbi
Nonostante l`impiego di questa metodica diagnostica abbia permesso di formulare una diagnosi preoperatoria corretta nell`88% dei pazienti, non va dimenticato che in 29 casi su 130 il carcinoma non ? stato identificato con il test della galectina 3.
Se la scelta di intervenire chirurgicamente si basasse esclusivamente sull`espressione della galectina 3, da un lato si sarebbero eseguiti solo 134 interventi in 465 pazienti, evitando una vasta proporzione (il 71%) di procedure non necessarie, ma dall`altro non sarebbero stati diagnosticati i casi di carcinoma galectina 3 negativi.
Inoltre, con elevata probabilit?, la mancata diagnosi di carcinoma tiroideo in fase preoperatoria ? attribuibile a problemi tecnici nell`esecuzione del test, come dimostra il fatto che nel 28% di queste proliferazioni l`espressione della galectina 3 ? stata successivamente osservata mediante immunoistochimica.

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