Uno sguardo clinico all’epatite C

Sfuggente e spesso asintomatica, difficile da diagnosticare e da curare. L’epatite C ? una malattia spesso sottovalutata ma il cui decorso pu? portare all’insorgenza di gravi disturbi a carico del fegato come la cirrosi epatica o il carcinoma epatocellulare. Secondo una recente stima statunitense, circa 140 milioni di individui al mondo sono portatori del virus dell’epatite C ma soltanto il 30 per cento di questi ne ? consapevole. Un recente fascicolo degli Annals of Internal Medicine dedica all’epatite C tutta la sua attenzione clinica, sottolineando le migliori strategie di prevenzione, diagnosi e gestione della malattia nelle diverse tipologie di soggetti, in base ai recenti progressi della ricerca medica.

Nella lotta all’epatite C grande importanza ? affidata alle strategie di prevenzione, tra cui la migliore resta quella di evitare l’esposizione a sangue infetto, l’unico e solo veicolo di trasmissione riconosciuto del virus HCV, e ad una corretta interpretazione dei sintomi. Alla luce dei progressi medici compiuti negli ultimi anni, il trattamento e la gestione della malattia sono invece strettamente correlati alla tipologia d’infezione. Fino ad oggi, infatti, sono stati identificati sei differenti genotipi del virus HCV e il loro riconoscimento tramite test HCV RNA ? indispensabile per la scelta e la durata della terapia da intraprendere sui pazienti. I genotipi 1 e 4, ad esempio, sono caratterizzati da una scarsa risposta al trattamento e in questi casi ? consigliato valutare con una biopsia epatica la necessit? di intraprendere una terapia farmacologica sul paziente, verificando la progressione della malattia a livello epatico. Secondo le raccomandazioni degli Annals, la biopsia risulta utile anche nel caso di particolari controindicazioni dei soggetti alla terapia farmacologica.
Il trattamento consigliato attualmente prevede la combinazione di interferone pegilato alfa per via sottocutanea associato all?assunzione orale di ribavirina a dosi e tempi legati ai differenti genotipi del virus e alle caratteristiche del paziente. La risposta al trattamento pu? essere valutata a sei mesi dalla cessazione della terapia tramite un test HCV RNA, che risulta negativo nel caso di risposta completa.

In base alle raccomandazioni degli Annals, i pazienti sottoposti a terapia farmacologica devono essere costantemente monitorati e deve essere verificata l’insorgenza di eventuali effetti collaterali, i quali risultano particolarmente frequenti e accentuati con l’utilizzo di interferone e ribavirina.
Infine va raccomandato a tutti i soggetti affetti da epatite C di evitare assolutamente l’assunzione di alcol e di farmaci epatotossici come il paracetamolo, nonch? di rispettare una dieta particolarmente povera di sodio. Condizioni base per mantenere una buon quadro clinico a dispetto di una malattia cronica e dal decorso pericoloso, ma con la quale ? possibile sopravvivere dignitosamente.

Bibliografia. Jou JH, Muir AJ. In The Clinic. Hepatitis C. Ann Intern Med 2008; 148(11):ITC6-1-ITC6-16.

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