Curare i sani: antipertensivi per tutti

Dopo le statine per coloro che hanno livelli di colesterolo entro i limiti, ecco gli antipertensivi per chi ha la pressione normale. La controversa idea di usare i farmaci come strumento di prevenzione primaria ha fatto in questi giorni un grosso balzo in avanti, con la pubblicazione sulle pagine del British Medical Journal di una metanalisi condotta da Malcolm Law e dai suoi colleghi dell?Wolfson Institute of Preventive Medicine a Barts e della London School of Medicine. Gli studiosi, dopo aver esaminato quasi 150 trial condotti tra il 1966 e il 2007, per un totale di 464.000 persone, sono giunti alla conclusione che ridurre la pressione comunque paga in termini di rischio cardiovascolare, non solo indipendentemente dal farmaco usato, come gi? si sapeva, ma anche dalla presenza di una preesistente patologia cardiovascolare e dai livelli pressori di partenza.
?Utilizzare uno qualunque degli antipertensivi delle principali classi in commercio alle dosi standard riduce il rischio di attacchi cardiaci fatali e non fatali di circa un quarto e di ictus di circa un terzo? spiega Law. ?Anche la probabilit? di andare incontro a scompenso cardiaco si riduce di circa un quarto?.
Se in generale non si sono registrate differenze tra le diverse classi di farmaci, purch? abbassassero la pressione, sono emersi per? casi particolari in cui a determinati prodotti si associava un vantaggio supplementare: ? il caso dei beta bloccanti, per coloro che gi? hanno mostrato i segni di una cardiopatia ischemica, e dei calcio antagonisti, leggermente pi? efficaci nella prevenzione dell?ictus e meno in quella dello scompenso.
?Per quanto riguarda i beta bloccanti? precisa l?esperto britannico, ?il vantaggio addizionale ? limitato agli anni immediatamente successivi a un infarto, in cui questi farmaci riducono il rischio di oltre il 30 per cento contro il 13 per cento di calo ottenuto nei cardiopatici senza un infarto recente?.
Escludendo questi pazienti particolari, i ricercatori hanno calcolato che per ogni 10 mmHg di sistolica e ogni 5 mmHg di diastolica in meno, il rischio di eventi ischemici a livello cardiaco scende del 22 per cento e quello di ictus addirittura di pi? del 40 per cento. ?Questo almeno fino a 110 di massima e 70 di minima? puntualizza Law, che aggiunge: ?Se poi si utilizzano tre farmaci diversi in combinazione, a met? della dose prevista per ognuno, il vantaggio pu? aumentare ancora, con una riduzione del rischio di cardiopatia ischemica del 46 per cento e di ictus del 62 per cento?.
?Questa conclusione per? ? stata dedotta sommando gli effetti dei diversi farmaci? obiettano in un editoriale di accompagnamento Richard J McManus e Jonathan Mant, rispettivamente dell?Universit? di Birmingham e di Cambridge. ?Non esistono trial che dimostrino la superiorit? di questa associazione n? che confermino la supposizione che in questo modo si riducano gli effetti collaterali dei prodotti utilizzati?.
Ma gli autori sono convinti che i loro risultati siano pi? che sufficienti per consigliare a tutti, oltre i 55-60 anni, indipendentemente dalle loro condizioni di forma o di salute, di prendere comunque una, o meglio tre, pillole per la pressione, senza neppure misurarla prima.

Fonte: Brit Med J 2009; 338: b1665

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