L?enigma della prevenzione cardiovascolare dimenticata
Italiani ancora molto poco consapevoli del rischio cardiovascolare, pigri e abitudinari nel cambiare lo stile di vita o nell?ascoltare i consigli e le prescrizioni del medico. Lo rileva una recentissima indagine GFK Eurisko su un campione rappresentativo della popolazione italiana (800 persone dai 18 anni in su). I risultati dell?indagine, presentati a Milano nel corso dell?evento ?Cuore. L?enigma della prevenzione dimenticata? hanno disegnato l?identikit del rischio cardiovascolare, fotografando la realt? e il comportamento degli italiani a basso, medio e alto rischio. Il dato pi? allarmante riguarda ci? che hanno dichiarato gli intervistati che hanno gi? subito un evento cardiovascolare: oltre il 50% dei casi non si sottopone a controlli regolari, l?83% non fa attivit? fisica e il 70% non fa attenzione all?alimentazione.
Guarda lo speciale video dell’evento con interviste e approfondimenti (durata 10’07”)
?Secondo lo schema di riferimento del rischio cardiovascolare globale disegnato per l?Italia dal Progetto Cuore”, spiega Ovidio Brignoli, medico di Medicina Generale, “tra i fattori di rischio quali i livelli troppo elevati di colesterolo LDL, la sedentariet?, l?obesit? e l?ipertensione arteriosa non vi ? un fattore pi? importante degli altri ma tutti insieme concorrono a determinare l?entit? del ?rischio globale?, ovvero la possibilit? che una persona ha di subire, nei successivi dieci anni, eventi cardiovascolari quali infarto del miocardio o ictus cerebrale. E? il medico che valuta il profilo di rischio effettivo di ogni soggetto, anche utilizzando parametri meno noti, come i livelli di proteina C reattiva, l?indice ABI caviglia braccio, o prescrivendo un test eco-color doppler delle arterie carotidi. In tutti i soggetti, ma soprattutto nelle persone a rischio intermedio gli interventi sullo stile di vita, sui comportamenti, e le terapie farmacologiche preventive come quelle anti-lipemizzanti assumono un?importanza strategica?. Solo il 40% di coloro che hanno un basso rischio cardiovascolare fa qualcosa per prevenire le malattie cardiovascolari mentre oltre il 60% non segue un?alimentazione controllata, nel 70% dei casi non fa attivit? fisica (le donne, in particolare, risultano le pi? sedentarie con il 61%) e solo il 10% dei casi effettua controlli regolari. Se si fa parte di circa il 30-35% degli italiani a medio rischio le cose non migliorano: solo il 34% fa attenzione all?alimentazione evitando alcuni cibi e la percentuale di intervistati che fa prevenzione non supera il 50%. Il rischio ? in agguato anche quando non lo sospettiamo, come dimostrano i dati del recente studio scientifico internazionale JUPITER (Justification for the Use of statins in Primary prevention: an Intervention Trial Evaluating Rosuvastatin), condotto su oltre 17 mila pazienti. Anche se la pressione arteriosa ? normale, la glicemia ? a posto e perfino il colesterolo non ? elevato, si pu? ugualmente correre il rischio di subire un infarto o un ictus. Anzi, met? degli eventi cardiovascolari si verificano proprio nelle persone con livelli normali di colesterolo cattivo LDL. Persone che gli specialisti definiscono a medio rischio, di una certa et?, magari sedentarie, ma che, per il resto, non presentano altro di preoccupante tranne un indice di infiammazione a carico delle arterie (il valore ematico della proteina C reattiva – PCRhs).
Andrea Macchi, Responsabile Unit? Funzionale Cardiologia-Emodinamica Ospedale San Raffaele Milano, spiega: “Gli elevati livelli di colesterolo LDL rappresentano un fattore di rischio molto importante. Il guaio ? che la dislipidemia non fa male, non provoca dolore non viene quindi percepita come una fonte di pericolo. Ancora una volta, quindi, la soluzione risiede nella conoscenza e nell?educazione: occorre sapere che vi sono molti rischi ?silenziosi?, che non causano dolore, ma che non per questo sono meno importanti dal punto di vista del rischio?. Il colesterolo va sempre tenuto sotto controllo e, se necessario, ridotto fino ai livelli ottimali indicati dalle Linee Guida, con una particolare attenzione verso le persone a maggior rischio. In questo senso, la diminuzione dei livelli di C-LDL nel sangue con le statine ? uno degli strumenti principali per evitare o ridurre il rischio cardiovascolare. Quando per il medico non ? sufficiente o efficace agire sui fattori di rischio quali la sedentariet?, l?abitudine al fumo o la cattiva alimentazione, o quando i livelli di colesterolo LDL sono elevati ? importante aderire con regolarit? alla prescrizione di un farmaco efficace e ben tollerato per abbassare i livelli di colesterolo, come per esempio rosuvastatina. Ma dall?indagine GFK-Eurisko ? emerso che l?aderenza alle prescrizioni del medico ? ancora molto bassa: solo l?85% degli italiani in cura per la riduzione del rischio cardiovascolare assume con regolarit? i farmaci. Non solo, il 22% si dimentica qualche volta di assumerli o il 9% interrompe la terapia per un certo periodo senza consultare il medico. ?Queste evidenze sono confermate anche da un recente studio presentato in occasione del congresso annuale dell?Associazione dei cardiologi ospedalieri, ANMCO. Di recente”, spiega Gian Piero Perna, Direttore del Dipartimento di Scienze Cardiologiche Mediche e Chiurgiche A.O. Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona, “? stato portato a termine un vasto studio osservazionale italiano dall?acronimo emblematico ?SORPRESA?, condotto su pazienti che avevano ricevuto la prescrizione di una statina dopo le dimissioni da un ricovero per cause cardiovascolari. Una delle ?sorprese?, appunto, ? che se tutti ormai sanno che questi pazienti vadano trattati con terapie anti-lipemizzanti, ? risultato che solo il 36% raggiungeva il target minimo dei livelli di colesterolo LDL. Non solo, ma pi? di un terzo non aveva smesso di fumare, pi? di met? era rimasta sedentaria e cos? via. Ebbene, una delle cause, una delle soluzioni dell?enigma ? la limitatezza del tempo dedicato al paziente per far comprendere l?importanza della prevenzione?. ?Per quanto riguarda i farmaci, pesano sostanzialmente due fattori: l?idea sbagliata che l?assunzione di un farmaco costituisca una sorta di aggressione, una sostanza ?estranea? che si deve introdurre nell?organismo e il fatto che le terapie per la prevenzione, come quelle basate su statine per il controllo del colesterolo, siano inevitabilmente terapie croniche, per ottenere un effetto che non ? immediatamente visibile”, chiarisce Macchi.”Al contrario ? visibilissimo il farmaco, che rappresenta uno strumento per vivere di pi? e meglio. ? uno dei mezzi per non andare incontro a patologie gravissime?.
Fonte: Indagine GFK-Eurisko ?Il rischio cardiovascolare: le conoscenze, i comportamenti preventivi e la compliance dei pazienti?, 27 Novembre 2009.
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