Fegato grasso: test sul sangue evidenzia forme di progressione avanzata nel 30% dei pazienti

Un semplice esame del sangue, il FibroMax, sui primi 67 pazienti arruolati nello studio VARES (VAlutazione del Rischio Evolutivo del paziente con Steatosi epatica non alcolica in medicina generale) ha evidenziato risultati interessanti, tra cui una steatosi severa nel 30% dei casi, rispetto ad una diagnosi ecografica di steatosi moderata, e una fibrosi di grado avanzato non diagnosticata nel 12% dei pazienti. ?Tutti casi sfuggiti alle analisi di routine – ha affermato il dottor Ignazio Grattagliano, medico di medicina generale collaboratore area gastro-enterologica Societ? Italiana Medicina Generale (SIMG) e coordinatore dello studio Vares – I dati preliminari dello studio che presentiamo a questo 26? congresso annuale dei medici di famiglia inaugurato oggi a Firenze lo confermano: non sempre le indagini standard, come le transaminasi e l?ecografia, sono sufficienti a valutare la gravit? e la progressione della steatosi?.
?La steatosi epatica, o ?fegato grasso?, ? una malattia molto frequente nella popolazione generale ? ha spiegato il dottor Enzo Ubaldi, responsabile nazionale dell?area progettuale gastro-enterologica della SIMG. Si manifesta spesso con un lieve rialzo degli enzimi epatici nel sangue (ad esempio ALT), ma la diagnosi ? oggi affidata all?ecografia. ? importante, quindi, individuare i casi che richiedono ulteriori accertamenti e cure da parte dello specialista prima che progrediscano verso forme croniche pi? gravi, quali fibrosi e cirrosi fino al carcinoma epatico, causa di morte nel 3% dei pazienti?.
L?accumulo di grasso nel fegato pu? essere indotto dall?abuso di alcol o da infezioni virali, come l?epatite B o C, ma anche pi? semplicemente pu? essere il risultato di uno stile di vita inadeguato o di un diabete non controllato. In questo caso si parla di steatosi epatica non alcolica. Per valutare il grado di salute/malattia del fegato nello studio VARES, supportato da Ibi-Lorenzini insieme a Biopredictive e ai Laboratori Fleming, ? stato adottato il FibroMax, test che dall?elaborazione di diversi parametri ematici fornisce informazioni per quanto riguarda la presenza di steatosi, steatoepatite e fibrosi epatica.
?La steatosi non va sottovalutata perch?, anche se non d? sintomi o alterazioni ematiche evidenti, interessa oltre 20 milioni di italiani, un terzo della popolazione, e se non trattata pu? evolvere verso forme croniche pi? gravi, come la fibrosi e la cirrosi e contribuire all?insorgenza del carcinoma epatico – ha affermato Alfredo Alberti, Professore ordinario di Gastroenterologia all?Universit? di Padova – D?altra parte, la steatosi epatica non alcolica pu? innalzare i costi di gestione del paziente a causa del lungo periodo di latenza preclinico, ma la disponibilit? di un trattamento efficace e sicuro, anche non farmacologico, e la sua semplice valutazione con FibroMax potrebbero rappresentare un guadagno in tutti i sensi?.
I risultati preliminari sui 67 pazienti finora arruolati nello studio VARES sono presentati durante il simposio ?La steatosi epatica: vero o falso problema??, a cui partecipa in qualit? di moderatore e relatore il prof. Antonio Crax? dell?Universit? di Palermo, tra i massimi esperti delle malattie epatiche in Italia. Coordinatori dello studio sono proprio i medici di famiglia, referenti SIMG dell?area gastro-enterologica nei 6 centri dello studio, che arruoleranno in collaborazione con altri medici ricercatori oltre 70 pazienti per centro (et? compresa tra i 18 e i 65 anni) con steatosi epatica non alcolica, diagnosticata con ecografia, per un totale di oltre 400 pazienti.
?Dovranno essere escluse patologie epatiche pi? gravi o neoplasie e infezioni o infiammazioni ? ha precisato il dott. Ubaldi -. Per questo, i pazienti saranno sottoposti ad una serie di esami preliminari, che prevedono un prelievo di sangue per la determinazione dei diversi parametri plasmatici che serviranno a definire meglio la malattia.?
I risultati parziali dello studio, relativi al ?12% circa di pazienti che mostrano al FibroTest, analisi compresa nel FibroMax, un grado di fibrosi pi? alto di quello ipotizzato, sono in linea con quanto riportato in precedenti studi – ha spiegato il dr. Grattagliano – e questo valida ulteriormente il Fibrotest. Ma l?altro dato, quello che riguarda i pazienti con steatosi pi? grave di quanto diagnosticato all?ecografia (30%), se confermato sull?intera popolazione dello studio, ? altrettanto interessante perch? indica sia la necessit? clinica di metodiche di indagine da affiancare all?ecografia sia l?urgenza in questi casi di attuare terapie preventive volte ad evitare l?evoluzione in steatoepatite ed in fibrosi.
I pazienti con steatoepatite non alcolica sono, infatti, di interesse specialistico, ma possono essere selezionati gi? dal medico di famiglia, a cui ? affidata la prima diagnosi e la gestione delle forme non complicate. Se la malattia epatica ? ancora in fase iniziale, ?dieta, esercizio fisico e l?utilizzo di un integratore ampiamente studiato, come il Realsil, a base di silibina (estratto del cardo mariano), ad attivit? antiossidante e antifibrotica, in associazione a fosfatidilcolina (che ne favorisce l?assorbimento per via orale) e a vitamina E (ad azione antiossidante e stabilizzatore di membrana), possono contribuire a migliorare la condizione epatica ? ha concluso Grattagliano -. E lo stesso FibroMax potr? essere proposto in futuro per il follow-up dei pazienti con steatosi epatica non alcolica, analogamente a quanto gi? succede per il monitoraggio della steatosi alcolica o di quella causata da infezione da virus dell?epatite B o C?.

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