Addio al pap-test, i controlli sul Dna

Una ricerca: ? possibile bloccare le cellule cancerogene molto prima che le lesioni degenerino nella malattia

Addio pap-test, contro i tumori al collo dell?utero arriva un esame pi? efficace: l?analisi del Dna. Per la prima volta uno studio condotto in nove centri di screening italiani su un campione di 94 mila 370 donne ha dimostrato che l?esame sul Dna del papilloma virus previene un numero superiore di tumori in confronto al tradizionale test citologico. Praticamente la totalit?, e tutti sul nascere. La differenza sta nel fatto che l?analisi dell??impronta? del virus consente di individuare con grande anticipo eventuali lesioni ancora nella fase pre-cancerosa. Perci?, da oggi – concludono i ricercatori – ?il test dell?Hpv pu? diventare lo strumento principale di screening per la diagnosi precoce nelle donne di et? pari o superiore ai 35 anni?.

Lo studio ? stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica ?Lancet Oncology?: realizzato nei centri screening di Torino, Trento, Padova, Verona, Bologna, Imola, Ravenna, Firenze e Viterbo, ha avuto come capofila il Centro per l?epidemiologia e la prevenzione oncologica dell?ospedale San Giovanni Antica Sede-Molinette di Torino. Uno studio randomizzato, coordinato dall?epidemiologo Guglielmo Ronco: ?La nostra ricerca – annuncia il dottor Ronco – ? la prima a mostrare una maggiore efficacia del test dell?Hpv rispetto al pap-test nel prevenire i tumori invasivi, in un Paese sviluppato dove lo screening citologico si utilizza da anni e i tumori avanzati sono gi? estremamente rari tra le donne che aderiscono questi screening?.

L?esame del Dna pu? fare di pi? della ?vecchia? tecnica. Soprattutto, molto prima.

Lo studio italiano si ? svolto in due fasi, partite tra marzo e dicembre 2004 su migliaia di donne fra i 25 e i 60 anni: tutte sono state invitate a sottoporsi al controllo nei nove centri di ricerca italiani. ?In ognuna delle due fasi – spiegano i ricercatori – le donne sono state assegnate casualmente ai due gruppi: nella prima, a un gruppo ? stato effettuato il pap-test mentre le altre sono state sottoposte sia al pap-test sia all?analisi dell?Hpv. Nella seconda fase, un gruppo ? stato sottoposto solo al pap-test, l?altro solo al test Hpv.

I risultati sono inequivocabili: al termine della prima serie di esami e del primo confronto i due test hanno evidenziato un numero simile di tumori invasivi: 9 nel gruppo del pap-test, 7 nel gruppo del Hpv-test associato al pap-Test. ?Ma nel secondo round di esami, a distanza di tempo – sottolineano i ricercatori torinesi – nessun cancro ? stato riscontrato nel gruppo sottoposto all?Hpv-test pi? pap-test, a fronte dei 9 rilevati nel gruppo pap-test. Il che dimostra che l?esame Hpv ? pi? efficace perch? permette di trattare con maggiore anticipo le lesioni precancerose prima che le stesse si trasformino in tumori invasivi?. I risultati confermano dunque che ?combinare il test Hpv con il pap-test non aumenta l?efficacia dello screening?. In altre parole: ?E? sufficiente utilizzare soltanto il test Hpv?.

Lo studio coordinato dall?epidemiologo torinese ? andato oltre il raffronto fra i due tipi di esame. Ha permesso di scoprire di pi?: ha consentito anche di individuare la fascia d?et? per la quale ? opportuno sostituire il pap-test con il test dell?Hpv: ?E? nelle donne pi? giovani che la maggiore sensibilit? del secondo esame porta a individuare un alto numero di lesioni, anche se le ragioni non sono del tutto chiare?. Il che ha per? una conseguenza positiva immediata: consente di evitare interventi chirurgici per rimuovere lesioni gi? formate. ?Intervenire chirurgicamente su lesioni che avrebbero potuto scomparire con un diagnosi precocissima porta a un eccesso di trattamento e a un aumento del rischio di complicazioni in gravidanza?.

Alla luce dei risultati di questo studio sta per partire, sotto la guida dello stesso dottor Ronco, e per i prossimi tre anni, il primo progetto nazionale di utilizzo del Dna per i test di screening. Si comincia da Torino, Ivrea, Reggio Emilia e della Provincia autonoma di Trento. ?Nel frattempo – conclude l?epidemiologo coordinatore dello studio – in laboratorio si continua: lavoriamo alla ricerca di un marker biologico per distinguere se una lesione avr? pi? o meno possibilit? di svilupparsi, e di un criterio per sapere, caso per caso, ogni quanto sottoporre le donne al nuovo test?.

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