Anemia e carenza di ferro nel paziente scompensato

Nella sezione dell’ACP Journal Club dell’ultimo numero degli Annals of Internal Medicine [April 20,2010;152 (8)] viene riportato un interessante commento del lavoro che Stefan Anker et al. hanno pubblicato verso la fine del 2009 sul New Engl J Med (Ferric carboxymaltose in patients with heart failure and iron deficiency. New Engl J Med. 2009;361:2436-48.) relativo ad una problematica clinica che molto spesso sottovalutiamo: una terapia marziale ben condotta pu? migliorare i sintomi nei pazienti con scompenso cardiaco cronico (HF), ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra e carenza di ferro?
Lo studio multicentrico, randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo e condotto con la metodica dell’intention-to-treat, ha avuto un periodo di follow-up di 24 settimane per i risultati di efficacia e di 26 settimane per i risultati di sicurezza ed ha interessato 461 pazienti (et? media 68 anni, 53% di sesso femminile) con scompenso cronico, frazione di eiezione ventricolare sinistra Sono stati valutati la qualit? della vita, le modificazioni della classe funzionale NYHA ed il test del cammino in 6 minuti.
I principali risultati sono riportati in QUESTA tabella acclusa e possono essere cos? sintetizzati:
1.a 24 settimane, il gruppo trattato con Ferro ha migliorato tanto la classe funzionale NYHA, quanto la qualit? della vita (KCCQ punteggio medio 66 vs 59, p<0,001; EQ-5D punteggio medio 63 vs 57, p<0,001); anche i risultati del test di autovalutazione (PGA) e di quello delcammino [maggiore distanza percorsa in 6 minuti (media 313 vs 277 m, p<0,001)] sono risultati migliori
2.i gruppi dei trattati e dei controlli non hanno evidenziato differenze significative per tassi di ricovero o morte a 26 settimane
3.il miglioramento della classe NYHA e nel questionario di autovalutazione erano simili per i sottogruppi di pazienti con o senza anemia (p=0,98 e p=0,51 rispettivamente).
Nel commento, a firma di Robb D. Kociol e di L. Newby Kristin, del Duke Clinical Research Institute di Durham, North Carolina, USA, pur sottolineando che vi sono tutte le basi fisiopatologiche per ritenere appropriato un approccio di questo tipo che dimostrerebbe fra l’altro come il miglioramento non sia imputabile al solo aumento dei livelli di Hb (? stato infatti osservato anche nei pazienti non anemici), si sottolineano tuttavia alcune precisazioni metodologiche relative alla validit? pi? o meno acclarata dei questionari di autovalutazione, alla scarsit? della casistica e alla non uniformit? delle cause dello scompenso che non consentono di consigliare con una adeguata “forza” tale metodologia terapeutica.

Rimane comunque il problema che troppo spesso noi clinici sottovalutiamo gli aspetti di base del paziente, in questo caso un deficit marziale fino all’anemia, concentrandoci unicamente sulla sola problematica emergente.

ACP Journal Club 2010;152(4).

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