Labelatolo in utero e rischio di sviluppare Adhd
Si apre il dibattito sul rischio di sviluppo della sindrome da deficit di attenzione e iperattivit? (Adhd) nei bambini esposti in utero a labetalolo, utilizzato per il trattamento dell`ipertensione gestazionale. A suggerire l`associazione ? uno studio di PCM Pasker-de Jong e collaboratori del Radboud university Nijmegen medical centre di Nijmegen in Olanda: i ricercatori hanno sottoposto 202 bambini di et? compresa tra 4 e 10 anni ai test standard per determinare quoziente intellettivo, capacit? di concentrazione, sviluppo motorio e caratteristiche comportamentali. Le madri dei bambini esaminati avevano assunto labetalolo, oppure metildopa oppure erano state invitate al riposo a letto a causa dell`ipertensione gestazionale di grado lieve-moderato. I risultati mostrano un aumento del rischio di Adhd nei bambini esposti a labetalolo rispetto a quelli esposti a metildopa (odds ratio, Or 2,3) o ai piccoli nati da madri cui era stato consigliato il riposo a letto (Or 4,1).
Di converso, i disturbi del sonno sono riportati pi? di frequente dopo esposizione in utero a metildopa rispetto a labetalolo (Or 3,2) o riposo a letto (Or 4,5). I punteggi dei test relativi ad altri parametri non differiscono invece tra i 3 gruppi.
In attesa di approfondimenti
Gli stessi autori, in chiusura del loro lavoro, precisano che nuovi studi su una popolazione di adeguata numerosit? sono necessari per determinare gli effetti a lungo termine dei farmaci antipertensivi sullo sviluppo funzionale dei bambini quando raggiungono l`et? della scuola materna o elementare. Un concetto condiviso da Philip Steer, editor in chief dell`International journal of obstetrics & gynecology che ha pubblicato lo studio olandese. Secondo Steer i risultati dell`indagine potrebbero essere frutto del caso. Inoltre, poich? l`ipertensione gestazionale espone a gravi complicazioni come l`ictus, i benefici dei farmaci antipertensivi nella prevenzione della morte del feto o della madre hanno un peso maggiore rispetto alla possibilit? di incorrere in effetti a lungo termine meno catastrofici.
Un possibile bias nella raccolta dati
Su questa linea si schiera anche Michael Belfort, ginecologo dell`university of Utah medical school, autore di un commento a parte sullo studio. ?Fino a quando non arriveranno conferme ? afferma Belfort ? i medici non devono astenersi dal prescrivere questi farmaci alle pazienti ipertese quando sono soddisfatte le indicazioni?. Ma il ginecologo americano va ancora oltre suggerendo la possibilit? che si sia verificato un bias al momento della raccolta dei dati. Solo il 57% delle donne, infatti, si ? reso disponibile al follow-up, un dato che solleva qualche dubbio sulla rappresentativit? del campione esaminato. ?I genitori di bambini con problemi ? ricorda Belfort ? possono essere pi? disponibili a rispondere alle domande sull`uso di farmaci durante la gravidanza rispetto alle mamme di bambini che non manifestano quei problemi?. Infine, lo specialista rileva che i risultati olandesi riguardano l`uso di farmaci orali in donne affette principalmente da ipertensione cronica: i dati quindi non possono essere estrapolati per il management della pre-eclampsia grave con labetalolo somministrato per via endovenosa.
(Journal of Obstetrics & Gynecology, pubblicato online 19 maggio 2010)
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