Scompenso, meglio betabloccante non selettivo
Nei pazienti con scompenso cardiaco (Hf) si pu? ottenere una riduzione dell’iperventilazione, con un miglioramento dell’efficienza ventilatoria (Ve) durante l’esercizio, grazie a un bloccante beta1-beta2 non selettivo come carvedilolo e non con un beta-1 bloccante selettivo quale bisoprololo. ? quanto ha verificato Piergiuseppe Agostoni, del Centro cardiologico Monzino di Milano e della Division of respiratory and critical care della University of Washington a Seattle, insieme a collaboratori della stessa struttura milanese, del dipartimento di Scienze cardiovascolari e respiratorie dell’universit? La Sapienza di Roma e dell’Unit? di riabilitazione cardiaca della Fondazione Maugeri di Milano. L’obiettivo dei ricercatori era quello di valutare l’impatto di due beta-bloccanti, che solitamente migliorano la prognosi dell’Hf, sulla Ve; quest’ultima, infatti, ? frequentemente ridotta con l’iperventilazione durante l’esercizio nei pazienti Hf, venendosi a determinare un aumento della pendenza della retta di relazione Ve/anidride carbonica (Ve/VCO2), elemento predittivo indipendente per la prognosi. Sono stati analizzati 572 test consecutivi di sforzo massimale cardiopolmonare eseguiti da pazienti con Hf clinicamente stabile (classe NYHA I-III e frazione d’eiezione ventricolare = 50%) suddivisi in tre gruppi: 81 non trattati con beta-bloccanti, 304 trattati con carvedilolo e 187 con bisoprololo. La pendenza della retta Ve/VCO2 ? risultata minore nel gruppo carvedilolo rispetto a quello bisoprololo (29,7 +/-04 vs 31,6 +/- 0,5, corretto per il consumo di ossigeno al picco dello sforzo) e ai pazienti non trattati con betabloccanti (31,6 +/- 0,7). Inoltre, la massima pressione parziale di CO2 a fine espirazione durante il periodo di tamponamento isocapnico ? apparsa maggiore nei soggetti trattati con carvedilolo (39 +/- 0,3 mmHg) rispetto a quelli che avevano ricevuto bisoprololo (37,2 +/- 0,4 mmHg) e al gruppo non trattato con betabloccanti (37,2 +/- 0,5 mmHg). Am Heart J, 2010; 159(6):1067-73
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