Rivascolarizzazione funziona in ischemia ventricolare
La rivascolarizzazione miocardica migliora la sopravvivenza a lungo termine di pazienti con disfunzione ischemica ventricolare sinistra e con un ampio spettro di vitalit?. ? probabilmente la prima volta che questo dato viene dimostrato con uno studio randomizzato e non soltanto in relazione al breve termine. La ricerca, condotta da Stephen G. Sawada e collaboratori dell’Indiana University Medical Center di Indianapolis, ha previsto un’analisi di propensione come sostituto della randomizzazione per comparare la sopravvivenza dei pazienti rivascolarizzati e trattati medicalmente con disfunzione ischemica. Un’ecocardiografia con dobutamina ? stata eseguita in 274 soggetti con disfunzione ischemica ventricolare sinistra (frazione d’eiezione media: 32%) con il 32% dei pazienti aventi vitalit? in > o = 25% del miocardio. Le caratteristiche cliniche, angiografiche ed ecocardiografiche erano simili tra i due gruppi di trattamento, eccetto che per la malattia multivascolare, l’iperlipidemia e la percentuale di miocardio non vitale. Un punteggio di propensione, relativo alla probabilit? di essere sottoposto a rivascolarizzazione, ? stato tratto da ogni paziente dalle variabili basali. Dopo stratificazione in base a tale punteggio, non si sono riscontrate differenze tra i gruppi. I pazienti sono stati quindi seguiti per morte cardiaca, come outcome. La rivascolarizzazione ? stata effettuata in 130 pazienti, mentre 144 soggetti sono stati trattati farmacologicamente. Si sono avute 114 morti cardiache (42%) durante 4,5 anni di follow-up. Dopo aggiustamento per il punteggio di propensione, la sopravvivenza ? risultata migliore nel gruppo rivascolarizzazione (sopravvivenza media: 5,9 vs 3,3 anni, Hr: 0,42, p<0,0001). La terapia medica e strumentale ? stata simile durante il follow-up tra i due gruppi, tranne che per l'uso di beta-bloccanti, pi? comune nei pazienti rivascolarizzati. Dopo aggiustamento per l'impiego di beta-bloccanti e il punteggio di propensione, la sopravvivenza si ? mantenuta migliore nei pazienti rivascolarizzati (Hr: 0,47, p=0,0006). Am J Cardiol, 2010; 106(2):187-92
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