Aterosclerosi regredisce con inibitore fosfodiesterasi

13 Ott 2010 Cardiologia

In un confronto tra farmaci antiaggreganti efficaci nel prevenire recidive aterosclerotiche in pazienti con diabete di tipo 2, la somministrazione di cilostazol, inibitore della fosfodiesterasi, rispetto a quella di acido acetilsalicilico (Asa) ha determinato una potente inibizione alla crescita progressiva dello spessore della tunica intima e media carotidea, indicatore indiretto di eventi cardiovascolari. ? il risultato dello studio Dapc (Diabetic atherosclerosis prevention by cilostazol), prospettico, randomizzato, in aperto e a endpoint cieco, svolto in quattro paesi dell’Asia orientale da Naoto Katakami, della Scuola universitaria di medicina di Osaka (Giappone), e collaboratori. Un totale di 329 soggetti affetti da diabete di tipo 2 con sospetta arteriopatia periferica sono stati suddivisi in due gruppi di trattamento: Asa (da 81 a 100 mg/die) o cilostazol (da 100 a 200 mg/die). L’endpoint primario dello studio era costituito dalle modificazioni rilevate nello spessore della parete delle arterie carotidi comuni in un periodo di osservazione di due anni. La diminuzione dello spessore massimo e medio della carotide comune sinistra e destra ? risultata significativamente superiore nel gruppo cilostazol rispetto a quello Asa. A un’analisi di regressione corretta per possibili fattori confondenti come i livelli dei lipidi e dell’emoglobina A1c, i miglioramenti dello spessore carotideo ottenuti mediante il trattamento con cilostazol sono rimasti significativamente superiori a quelli conseguiti con Asa.

Circulation, 2010; 121(23):2584-91

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