Stent coronarici a confronto
A 13 mesi dall’applicazione, lo stent di nuova generazione a eluizione di zotarolimus ha dimostrato di non essere inferiore allo stent a rilascio di everolimus in una popolazione di pazienti che aveva minimi criteri di esclusione. La sperimentazione del dispositivo coronarico, che aveva gi? dato prova di ridurre il rischio di ristenosi, ? stata eseguita mediante paragone allo strumento pi? diffuso per verificarne efficacia e sicurezza. Allo scopo ? stato varato un trial multicentrico, nel quale 2.292 soggetti sono stati randomizzati al trattamento con uno dei due stent. Un 20% dei partecipanti sono stati scelti in modo casuale a ripetere l’angiografia dopo 13 mesi. L’endpoint primario considerato ? stato l’insuccesso della lesione target, definita come un insieme di morte da cause cardiache, qualunque tipo di infarto miocardico (non chiaramente attribuibile a un vaso non target) o rivascolarizzazione entro 12 mesi della lesione bersaglio indicata clinicamente. L’endpoint angiografico secondario ? stato l’estensione della stenosi interna a 13 mesi. Lo stent allo zotarolimus ? apparso non inferiore all’everolimus in relazione all’endpoint primario, che ? occorso nell’8,2% e nell’8,3% dei pazienti, rispettivamente. Non si sono rilevate differenze significative tra i due gruppi in relazione al tasso di morte per cause cardiache, infarto miocardico di qualsiasi tipo o rivascolarizzazione. Il tasso di trombosi dello stent ? stato di 2,3% nel gruppo zotarolimus e 1,5% in quello everolimus. Sostanziale sovrapponibilit? si ? vista tra i due device per altri parametri relativi alla perviet? del lume. Non si sono avute differenze significative tra gruppi, infine, nel tasso di eventi avversi.
N Engl J Med, 2010 Jun 16. [Epub ahead of print]
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