Ritardo di crescita intrauterina: induzione uguale all’attesa
Nelle gestanti con sospetto ritardo di crescita intrauterina a termine, l’induzione al parto o l’attesa con monitoraggio non presentano differenze significative per quanto riguarda eventuali eventi avversi. Le pazienti pi? propense a un decorso naturale possono optare per l’attesa con un monitoraggio intenso materno-fetale. Tuttavia ? pi? indicato ricorrere all’induzione per prevenire morbilit? neonatali e mortalit? perinatale. Sono questi i risultati dello studio Digitat (Disproportionate intrauterine growth intervention trial at term), coordinato da Kim E. Boers del Centro universitario medico di Leida (Olanda). Alla ricerca, condotta in 52 strutture ospedaliere dei Paesi bassi tra il 2004 e il 2008, hanno partecipato donne portatrici di una singola gravidanza con oltre 36 settimane di gestazione e sospetto ritardo di crescita intrauterino. In totale, 321 donne sono state indirizzate all’induzione e 329 all’attesa. Nel primo gruppo, la gravidanza si ? conclusa dieci giorni prima e i neonati pesavano 130 grammi meno rispetto a quelli nati da donne destinate all’attesa. In 17 neonati (5,3%) del gruppo “induzione” e in 20 (6,1%) del gruppo “attesa” si sono registrati alcuni outcome avversi neonatali (morte prima della dimissione ospedaliera, punteggio di Apgar dopo 5 minuti inferiore a 7, pH dell’arteria ombelicale inferiore a 7,05, trasferimento presso un’unit? di cura intensiva). Il parto cesareo si ? reso necessario in 45 gestanti (14%) del gruppo “induzione” e in 45 (13,7%) di quello “attesa”.
BMJ, 2010; 341:c7087
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