Osteoporosi, approccio multifattoriale nei pi? a rischio
Interventi articolati, mirati ai pazienti ad alto rischio per osteoporosi e ai loro medici curanti, possono migliorare la gestione della patologia dell’osso, ma spesso i miglioramenti clinici sono modesti. ? l’esito dell’analisi effettuata da Marie-Claude Lalibert?, della facolt? di Farmacia dell’universit? di Montr?al (Canada), e collaboratori, sulla base di studi che comprendevano pazienti a rischio (donne =/>65 anni, uomini =/>70 anni, e uomini/donne =/>50 anni con almeno un fattore maggiore di rischio per osteoporosi) oppure soggetti ad alto rischio per osteoporosi e fratture (uomini/donne in trattamento con glucocorticoidi orali o con pregresse fratture di ossa fragili). I ricercatori hanno considerato, come outcome, il test della densit? minerale ossea (Bmd), l’inizio del trattamento per l’osteoporosi, e la comparsa di fratture.?
Alla fine, sono stati inclusi nell’analisi 13 studi. La maggior parte di questi si riferiva a interventi articolati, e includevano materiale educazionale per il paziente, notificazioni al medico e/o educazione del personale curante. Le differenze assolute nell’incidenza del test della Bmd sono risultate comprese tra 22% e 51% per i pazienti ad alto rischio e tra 4% e 18% considerando insieme sia i pazienti a rischio sia quelli ad alto rischio. Riguardo all’incidenza dell’inizio del trattamento dell’osteoporosi, differenze assolute si sono rilevate tra il 18% e il 29% tra i soli pazienti ad alto rischio e tra il 2% e il 4% considerando quelli sia a rischio sia ad alto rischio. Raggruppando i risultati di sei studi ? infine emersa un’aumentata incidenza dell’inizio del trattamento dell’osteoporosi (differenza tra rischi, Rd: 20%) e del test della Bmd e/o inizio del trattamento (Rd: 40%) per i soggetti ad alto rischio in seguito all’intervento.
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Osteoporos Int, 2011 Feb 19
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