Screening mammografico meno sensibile dopo il tumore
Nelle donne con una storia di cancro mammario (Phbc) lo screening mammografico permette di identificare a uno stadio precoce le recidive tumorali ma, rispetto alle donne che in precedenza non si erano ammalate del tumore, si caratterizza per una minore sensibilit? e per un pi? alto tasso di tumori intervallo. E ci? nonostante il fatto che le donne Phbc siano state sottoposte a un numero maggiore di valutazioni e presentino un pi? alto tasso di tumori. Lo ha accertato uno studio condotto da Nehmat Houssami, dell’universit? di Sydney, insieme a un gruppo di colleghi statunitensi, dopo aver sottoposto a screening 19.078 donne con Phbc allo stadio precoce (in-situ e invasivo allo stadio I-II) e 55.315 controlli abbinati per et?, densit? mammaria, anno dell’esame e registro ma in assenza di una storia di tumore pregresso. Entro un anno dallo screening sono stati osservati 664 tumori nel gruppo Phbc contro 342 nel gruppo non-Phbc. In relazione agli outcome e all’accuratezza dello screening, rispetto alle donne non-Phbc, nelle donne Phbc si sono registrati tassi del tumore di 10,5 per 1.000 mammografie (vs 5,8 per 1.000), tasso di identificazione della malattia di 6,8 per 1.000 esami (vs 4,4 per 1.000), tasso di cancri intervallo pari a 3,6 per 1.000 (vs 1,4 per 1.000). Nelle pazienti Phbc per lo screening ? emersa inoltre una sensibilit? del 65,4% (vs 76,5% nei casi non-Phbc), una specificit? del 98,3% (vs 99%) e una percentuale di risultati anomali dell’imaging pari al 2,3% (vs 1,4%). Sempre nelle donne Phbc la sensibilit? dello screening ? apparsa maggiore in relazione all’identificazione dei tumori in situ (78,7%) rispetto a quelli invasivi (61,1%); inferiore nei primi 5 anni (60,2%) rispetto ai 5 anni successivi al primo tumore (70,8%) e simili per quanto riguarda l’identificazione del cancro ipsilaterale (66,3%) e controlaterale (66,1%). Sia nelle donne Phbc sia nelle non-Phbc, infine, i tumori diagnosticati con lo screening e i tumori intervallo sono risultati soprattutto allo stadio precoce.
JAMA, 2011; 305(8):790-9
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