Ca prostata metastatico, denosumab supera zoledronato
Negli uomini con metastasi ossee da cancro prostatico resistente alla castrazione, l’impiego di denosumab, anticorpo monoclonale diretto contro Rankl (fattore chiave dell’attivazione degli osteoclasti), ? superiore a quello di acido zoledronico nella prevenzione degli eventi scheletrici. Il verdetto scaturisce da uno studio randomizzato in doppio cieco di fase 3 in cui sono stati confrontati i dati di 950 pazienti assegnati a denosumab (120 mg in sottocute) con quelli di altri 951 trattati con un bisfosfonato, l’acido zoledronico (4 mg per via endovenosa), ogni 4 settimane fino all’analisi primaria. Tutti i pazienti coinvolti, per i quali veniva fortemente raccomandata la supplementazione con calcio e vitamina D, non erano stati precedentemente trattati con difosfonati somministrati per via endovenosa. Durante il periodo di studio, il tempo mediano fino alla comparsa del primo evento scheletrico – ovvero frattura patologica, radioterapia, chirurgia ossea e compressione spinale – era di 20,7 mesi nel gruppo denosumab e 17,1 mesi nel gruppo acido zoledronico (rapporto di rischio, Hr: 0,82). Eventi avversi sono stati registrati in 916 pazienti (97%) del gruppo denosumab e 918 pazienti (97%) in terapia con acido zoledronico, mentre gli eventi avversi gravi hanno interessato rispettivamente il 63% e 60% dei soggetti nei due gruppi. Un numero maggiore di eventi di ipocalcemia sono occorsi con denosumab (13%) rispetto al bisfosfonato (6%). L’osteonecrosi della mascella/mandibola ? risultata un problema poco frequente: 2% dei casi con denosumab e 1% con acido zoledronico. Lo studio, che ha visto la partecipazione di 342 centri in 39 paesi, ? firmato in prima istanza da Karim Fizazi, dell’Institut Gustave Roussy presso l’universit? di Parigi Sud (Villejuif).
The Lancet, 2011; 377(9768):813-22
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