Cortisonici da sospettare in caso di osteoporosi
Una frattura vertebrale solleva il dubbio ma, soprattutto se l’et? non ? quella in cui dovrebbe presentarsi una patologia osteoporotica, va indagato se la paziente sta assumendo farmaci, in particolare antinfiammatori steroidei, che hanno un impatto negativo sulla salute dell’osso
L’osteoporosi, oltre che una conseguenza della menopausa che subentra in una fase tardiva della vita, pu? essere l’effetto indesiderato di una terapia con farmaci cortisonici, indipendentemente dall’et?, e a maggior ragione in quella postmenopausale, e anche dai valori della mineralometria ossea computerizzata (Moc). Si tratta di un’evidenza che risale ad alcuni anni fa, quando ? stato notato che alcuni soggetti avevano un elevato rischio di frattura, prima ancora che si presentassero valori di Moc a rischio. ?Si trattava di pazienti che, per vari motivi, seguivano una terapia cortisonica, ma che non erano stati protetti con un trattamento antifratturativo, mentre magari assumevano gi? gastroprotettori prescritti dal medico? spiega Andrea Giustina, direttore del Servizio di endocrinologia e del Centro Osteoporosi dell’A.O. Spedali Civili di Brescia, P.O. di Montichiari. ?Lo stesso impatto sulla salute dell’osso ? noto anche per gli inibitori dell’aromatasi, per gli antiretrovirali usati nei soggetti positivi per l’Hiv o malati di Aids e per l’eparina. Il dibattito ? aperto sul trattamento inalatorio dell’asma che prevede dosi basse, mentre il rischio c’? con dosi inalatorie alte? chiarisce Giustina.
L’evento pi? frequente che pu? verificarsi ? la frattura vertebrale, e la prevenzione si realizza con le stesse terapie antifratturative che si usano per l’osteoporosi. In particolare ? stato notato che il meccanismo con cui i cortisonici impattano sull’osso dipende dal suo effetto sugli osteoblasti, riducendo la loro attivit?: ?In questi casi, risulta molto efficace una terapia antifratturativa con paratormone in combinazione con teriparatide? sottolinea l’esperto ?che “risveglia” gli osteoblasti, ma si possono usare anche i bisfosfonati. Per altro, l’accesso a questi farmaci, per i pazienti con osteoporosi cortisonica, ? previsto nella nota 79 e l’uso di cortisonici, in quanto fattore di rischio, ? stato inserito nell’algoritmo Frax, usato per valutare il rischio fratturativo?. In sostanza, secondo l’esperto, chi deve fare almeno sei mesi di terapia con cortisonici, deve seguire anche una terapia preventiva per le fratture, il rischio, infatti, dipende dalla dose e dalla durata: nella nota 79 e nel Frax si fa riferimento a dosi >5 mg/die di prednisone o equivalenti, assunti continuativamente per pi? di tre mesi. Allo stesso modo la presenza di osteoporosi in una paziente ancora giovane deve sollevare il sospetto di una forma indotta da cortisonici. ?Vanno considerate a rischio le donne in menopausa che assumono terapia cortisonica? conclude Giustina ?ma anche pazienti con artrite reumatoide, e, sempre nell’ambito della patologie reumatiche, anche pazienti con lupus eritomatosus sistemico. Questa malattia colpisce in particolare le giovani donne e poich? d? una spiccata sensibilit? al sole, le pazienti tendono a non esporsi con un calo dei livelli di vitamina D. In queste condizioni, i cortisonici vanno ad aumentare il rischio di fratture con un impatto importante sulla vita della paziente?.
S.Z.
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