Tromboembolismo e cesareo: le raccomandazioni dell’Acog

Con l’obiettivo di ridurre la mortalità materna dovuta a trombosi l’American college of obstetricians and gynecologists (Acog) raccomanda di intraprendere un intervento preventivo in tutte le donne avviate a parto cesareo. «Il parto cesareo» spiega al proposito Andra H. James, che ha collaborato alla stesura delle linee guida «è un fattore di rischio indipendente di eventi tromboembolici e quasi raddoppia il rischio cui la donna è esposta. L’impiego di device per la compressione delle gambe prima del parto è un intervento preventivo sicuro e potenzialmente efficace dal punto di vista dei costi. Questi device non dovrebbero essere rimossi fino a quando la donna è nuovamente capace di camminare o fino a quando si reinstaura l’anti-coagulazione, nel caso in cui la donna in gravidanza sia stata così trattata». La stessa gravidanza si associa a un rischio di tromboembolismo quattro volte maggiore: la terapia anti-coagulante è raccomandata nelle donne che hanno avuto un episodio acuto di tromboembolismo venoso durante la gestazione, in quelle con una storia di trombosi o nei casi in cui sia presente un significativo rischio di Vte in gravidanza o post-partum, come per esempio in presenza di trombofilie. La valutazione della paziente, in relazione al rischio tromboembolico, deve essere estesa anche nel post-partum perché i segni di allarme in alcuni casi sono già evidenti nelle prime fasi della gravidanza, in altri casi più tardivamente e anche dopo il parto.

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