Cancro del pancreas: un recente aggiornamento su Lancet
Numerosi passi avanti sono stati fatti nella conoscenza della biologia del cancro del pancreas e nella gestione del paziente affetto da questa patologia. Fattori di rischio per questa malattia sono in primis il fumo e l’anamnesi familiare di neoplasia del pancreas (con un incremento da 9 a 32 volte a secondo del numero dei consanguinei affetti), cui si associano diabete, obesità, gruppo sanguigno non O, etnia afroamericana, dieta ricca in grassi e in proteine animali, infezioni da helicobacter pylorii e parodontopatie. Il cancro del pancreas è la quarta causa di morte per neoplasia negli USA. Il numero dei pazienti affetti e dei deceduti per questa patologia è in progressivo aumento, mentre per altri tipi di tumore, la mortalità è in declino. Abbiamo evidenze scientifiche che dimostrano come lo screening nei familiari di primo grado dei pazienti con neoplasia del pancreas possa identificare precocemente la presenza di precursori non invasivi. Il 10% circa dei pazienti con età ≥ 50 anni e con tre familiari affetti da tumore del pancreas, presenta una neoplasia riconoscibile all’esame endoscopico. La CT trifasica con ricostruzione in 3 dimensioni è il miglior test diagnostico iniziale per il cancro del pancreas. Malgrado un miglioramento nella diagnosi e nella terapia, solo il 4% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. La sopravvivenza è decisamente migliore nei tumori localizzati, suscettibili di completa rimozione chirurgica (l’unica reale chance di cura), sfortunatamente l’80-85% dei pazienti si presenta con malattia già avanzata. Per questi pazienti la mediana di sopravvivenza è di 3-6 mesi nella malattia metastatica e di 9-15 mesi nei soggetti con malattia localmente avanzata. Sappiamo come questa neoplasia presenti una risposta non soddisfacente alla maggior parte dei chemioterapici e oltre a ciò non è disponibile una terapia di seconda linea per questo tumore. Un altro aspetto importante è che i pazienti con cancro del pancreas sono gestiti meglio se seguiti da un team multidisciplinare che include oncologi, chirurghi, gastroenterologi, radiologi, patologi, terapisti del dolore, dietisti, assistenti sociali e quando necessario esperti di cure terminali. È necessario quindi proseguire nella ricerca dei fattori che contribuiscono allo sviluppo e alla progressione di questa malattia.
Vincent A. The Lancet 2011; 378 (9791): 607 – 620
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