Esiti e cause del malposizionamento dello Iud
Per far chiarezza sui fattori di rischio e sulle conseguenze della posizione errata del dispositivo intrauterino (Iud), in vista di future gravidanze, Kari P. Braaten e colleghi del Brigham and women’s hospital di Boston (Usa) hanno svolto uno studio retrospettivo caso-controllo, in cui sono state confrontate 182 donne con Iud malposizionato con 182 donne in cui era posizionato correttamente. Le valutazioni sono state eseguite tra il 2003 e il 2008, e nel 10,4% delle donne con Iud in posizione scorretta, questa è stata notata in seguito a ecografia pelvica prescritta per qualsiasi indicazione. Nella maggior parte dei casi (73,1%) il dispositivo si trovava nel segmento inferiore uterino o nella cervice. Fra i fattori di rischio teorici presi in considerazione, è stato escluso l’inserimento dello Iud nel corso delle 6-9 settimane postpartum, in quanto è non è risultato associato a malposizionamento (odds ratio, Or: 1,46). Una sospetta adenomiosi, invece, è apparsa maggiormente correlata (Or: 3,04), inoltre, un precedente parto per via vaginale (Or: 0,53) o la disponibilità di un’assicurazione privata (Or: 0,38) sono risultati elementi protettivi. Circa due terzi degli Iud malposizionati sono stati rimossi da personale sanitario. Si sono avute più gravidanze in 2 anni nei casi che nei controlli (19,2% vs 10,5%). Tutte le gravidanze sono state il risultato di un’espulsione o di una rimozione del dispositivo intrauterino, e nessuna gravidanza si è verificata con uno Iud malposizionato in situ. Le maggiori probabilità di rimanere gravide con uno Iud non posizionato correttamente, infine, sarebbero legate al fatto che, dopo la rimozione del dispositivo, non viene avviato un altro metodo contraccettivo altamente efficace.
Obstet Gynecol, 2011; 118(5):1014-20
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