Inutile la rimozione di calcoli ureterali silenti
La presenza di calcoli ureterali silenti è associata a una ridotta funzione renale al momento della diagnosi. Dopo la loro rimozione, l’idronefrosi tende a diminuire ma la funzionalità renale rimane inalterata. Queste poche righe sono il frutto di 5 anni di osservazioni effettuate dal team di Giovanni S. Marchini, della Scuola medica universitaria di San Paolo del Brasile, che ha analizzato 506 pazienti sottoposti a ureterolitotrissia. Di questi, il 5,3% (n=27) ha soddisfatto i criteri previsti dalla definizione di calcoli ureterali silenti, ovvero scoperti in assenza di qualsiasi sintomo specifico o soggettivo correlato alla concrezione ureterale. Dopo l’intervento, tutti i pazienti sono stati sottoposti a esame scintigrafico statico con acido dimercaptosuccinico (Dmsa) per la valutazione del parenchima renale, considerando anormale una differenza relativa di funzionalità renale >10%. I corpi calcolotici sono stati diagnosticati durante un esame radiologico addominale per malattie non urologiche nel 40% dei casi e dopo un pregresso trattamento per nefrolitiasi nel 33% dei pazienti. La terapia primaria è stata l’ureterolitotrissia, effettuata nell’88% dei casi. Il tasso complessivo di assenza di calcoli ureterali dopo 1 e 2 procedure è stato del 96% e del 100%, rispettivamente. I livelli di creatinina sierica pre- e post-intervento sono risultati simili e la funzione media post-intervento all’esame con Dmsa si è attestata sul 31%. In una sottocoorte di 9 pazienti, in cui si sono messi a confronto gli esiti delle scintigrafie renali effettuate prima e dopo l’intervento, non si sono riscontrate differenze negli esiti degli esami (22% vs 20%, rispettivamente), così come nei livelli di creatinina sierica (0,8 mg/dL vs 1,0 mg/dL).
Urology, 2011 Nov 3. [Epub ahead of print]
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