Nsclc, sulla sopravvivenza pesa la gravità dei sintomi
Il paziente affetto da cancro deve condividere con il clinico le sue preferenze riguardo ai trattamenti e ai rischi connessi. A una migliore sopravvivenza libera da progressione (Pfs) di solito viene dato più valore se i sintomi sono lievi. È quanto dimostra un’esperienza effettuata da un gruppo di ricercatori guidati da John F. P. Bridges, della Johns Hopkins Bloomberg school of public health di Baltimora (Usa), che ha condotto in Gran Bretagna un’indagine online su 100 pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule (Nsclc), patologia il cui trattamento richiede decisioni complesse e che necessitano un bilancio rischio/beneficio dal punto di vista del paziente. Scopo della ricerca: identificare i benefici ritenuti sufficienti dai pazienti per compensare i rischi associati alla terapia. Alle domande hanno risposto 89 soggetti (73% maschi), che hanno completato correttamente il questionario. Gli aumenti di Pfs insieme alla riduzione della gravità dei sintomi sono considerati i fattori più importanti, e il cui valore aumenta con il protrarsi del Pfs (rilevate quote crescenti a 4, 5 e 7 mesi). In ogni caso, i miglioramenti del Pfs sono percepiti principalmente come benefici quando i sintomi della malattia sono lievi, peggiorativi quando i sintomi al contrario sono gravi. L’affaticamento è considerato il rischio principale, seguito da diarrea, nausea e vomito, febbre e infezioni, rash cutanei. La somministrazione orale degli agenti terapeutici è preferita alla via infusionale. I pazienti con sintomi lievi o moderati rispetto al valore della Pfs antepongono quelli di un minore rischio dei trattamenti o di una mancata percezione di sintomi gravi.
Lung Cancer, 2012 Feb 27. [Epub ahead of print]
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