Diabete 2: deficit cognitivi alzano rischio di grave ipoglicemia
Uno scarso funzionamento cognitivo aumenta il rischio di grave ipoglicemia nei soggetti con diabete di tipo 2. Occorre sempre valutare i pazienti circa la capacità di autogestire la patologia indipendentemente dai target glicemici. È la conclusione di un’analisi epidemiologica post-hoc su dati del trial Accord – condotta da Zubin Punthakee, della McMaster University di Hamilton (Canada) – corrispondenti a 2.956 adulti di età =/>55 anni, con diabete di tipo 2 e fattori aggiuntivi di rischio cardiovascolare. I partecipanti sono stati sottoposti a test cognitivi – Digit symbol substitution test (Dsst), Rey auditory verbal learning test, Stroop test, Mini mental status examination – al basale e a 20 mesi di distanza. Come outcome principali sono stati fissati una ipoglicemia grave, tale da richiedere assistenza medica (Hma), e un’ipoglicemia di qualunque grado, tale comunque da richiedere assistenza (Haa). Dopo un follow-up medio di 3,25 anni, un punteggio al Dsst inferiore di 5 è risultato predittivo di un primo episodio di Hma. L’analisi degli altri test cognitivi e delle Haa sono apparsi coerenti con i risultati del Dsst. Il declino cognitivo dopo i 20 mesi ha innalzato il rischio successivo di ipoglicemia a un livello superiore rispetto a quello correlato a un più basso livello cognitivo al basale. La randomizzazione verso una strategia intensiva o standard per il controllo glicemico non ha avuto impatto sul rapporto tra funzione cognitiva e il rischio di grave ipoglicemia.
Diabetes Care, 2012 Feb 28.
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