Induzione del travaglio complica il parto
Uno studio pubblicato sulla rivista Acta obstetricia et gynecologica scandinavica rivela che l’induzione del travaglio in assenza di indicazioni materne o fetali aumenta il rischio di parto cesareo e di complicazioni post-parto oltre a complicazioni neonatali. Un gruppo di ricerca tutto femminile condotto dall’australiana Rosalie Grivell dell’università di Adelaide ha preso in considerazione 28.626 donne e, per analizzare le complicanze associate al parto, le ha suddivise in tre gruppi a seconda che avessero avuto un travaglio spontaneo, un’induzione di travaglio per indicazioni riconosciute e per indicazioni non riconosciute. Quest’ultima condizione si è associata a un rischio di taglio cesareo aumentato del 67% rispetto al travaglio spontaneo e ha comportato anche un incremento della probabilità che il bambino dovesse essere ricoverato nell’unità di terapia intensiva neonatale e sottoposto a trattamenti. Il rischio minore di dover ricorrere ad analgesia spinale o epidurale si è avuto in caso di parto dopo almeno 41 settimane di gestazione mentre il rischio minore di lesione perineale grave si è avuto dopo un minimo di 38 settimane. Nel complesso, le autrici hanno rilevato che le nascite che avvengono dopo una gravidanza durata dalle 38 alle 39 settimane con travaglio spontaneo si associano al minor rischio di eventi avversi sia per la madre che per il bambino. Il risultato assume una particolare importanza nel quadro di un aumento dell’induzione del travaglio che si registra in molti paesi del mondo.
Acta Obstet Gynecol Scand. 2012 Feb;91(2):198-203
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