Artrite idiopatica giovanile correlata a entesite
Il trattamento dell’artrite idiopatica giovanile con inibitori del Tnf-alfa è meno efficace nell’ottenimento della condizione di malattia inattiva in quei pazienti che presentano una patologia correlata a entesite. Lo si evince da una revisione retrospettiva dei dati relativi a tutti i bambini affetti da artrite idiopatica giovanile ricoverati presso un unico centro accademico americano, che avevano iniziato una terapia con inibitori del Tnf-alfa. Un team di ricercatori della University of Alabama at Birmingham (Usa), guidato da Katherine J. Donnithorne, ha valutato il grado di riduzione della patologia (secondo i criteri di Wallace del 2004) a 1 anno dall’inizio del trattamento e il raggiungimento dello stato di malattia inattiva in qualunque momento del periodo di studio. Mediante analisi uni- e multivariata si sono poi determinati i fattori predittivi di inattivazione della patologia. In totale avevano iniziato il trattamento 125 pazienti, ma solo di 88 si sono resi disponibili i dati del follow-up a 1 anno. Molti soggetti (49%) cominciarono la terapia entro 6 mesi dalla diagnosi di artrite idiopatica giovanile, di cui, al basale, erano presenti diversi fenotipi: il 29% dei pazienti presentava un’entesite acuta e solo il 23% mostrava una poliartrite attiva. Al follow-up di 1 anno il 41% dei soggetti aveva conseguito l’inattivazione della patologia, mentre il 54% non riuscì a raggiungere mai tale condizione durante il periodo dello studio. Usando modelli multivariabili, è risultato che un’artrite correlata a entesite e alti punteggi al Childhood health assessment questionnaire (Chaq) al basale sono indipendentemente associati al fallimento di un’azione volta a ottenere in seguito il conseguimento dell’inattivazione della malattia.
J Rheumatol. 2011 Dec; 38(12): 2675-81
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