Insufficienza renale cronica e uso di antiaggreganti piastrinici: molta attenzione!

Nonostante alcune limitazioni metodologiche (quali la eterogeneità delle definizioni degli outcomes, la diversa durata del follow up e la derivazione dei dati estrapolata spesso da analisi post hoc) le conclusioni di una recente meta analisi pubblicata sugli Annals of Internal Medicine sull’uso degli antiaggreganti piastrinici rappresentano motivo di grande riflessione per la pratica clinica corrente. Gli autori hanno voluto verificare, con una estesa analisi dei dati della letteratura, gli effetti del trattamento antiaggregante sugli eventi cardiovascolari, la mortalità ed il sanguinamento nei pazienti con insufficienza renale cronica (IRC). Sono state prese in considerazione tanto le situazioni acute, nelle quali il trattamento antiaggregante assumeva motivazioni “terapeutiche”, tanto quelle croniche, nelle quali l’indicazione al trattamento antiaggregante aveva motivazioni di tipo preventivo. Sono stati identificati 9 studi (più precisamente le analisi post-hoc per sottogruppi di pazienti con IRC di 9 studi) che si riferivano a 9.969 pazienti con sindrome coronarica acuta o che erano stati sottoposti ad intervento di angioplastica coronarica percutanea (PTCA) e 31 studi condotti su 11.701 pazienti con cardiopatia stabile o senza documentazione di patologia coronarica che assumevano comunque gli antiaggreganti. Nel primo gruppo di pazienti (vedi Tabella acclusa) in quelli con SCA o che erano stati sottoposti a PTCA, l’aderenza allo standard of care degli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa o del clopidogrel ha avuto scarso o nessun effetto sulla mortalità per tutte le cause, su quella cardiovascolare o sull’infarto miocardico; al contrario, in questi pazienti che presentavano IRC e situazioni coronariche acute, l’amplificazione antiaggregante piastrinica ha determinato un aumento dei sanguinamenti gravi. Anche nei pazienti con miocardiopatia stabile (vedi Tabella acclusa), comparandolo con il placebo, l’utilizzo del trattamento antiaggregante ha sì avuto efficacia preventiva nei confronti dell’infarto miocardico acuto, ma ha dimostrato effetti incerti sulla mortalità a fronte di un aumento delle emorragie, seppure di quelle “minori” (bassa qualità delle prove).

Palmer SC et al.  Effects of Antiplatelet Therapy on Mortality and Cardiovascular and Bleeding Outcomes in Persons With Chronic Kidney Disease. A Systematic Review and Meta-analysis Ann Intern Med 2012; 156: 445-459

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