La fibrillazione atriale subclinica

19 Ott 2012 Cardiologia

Monitorando per 3 mesi poco più di 2.500 pazienti ipertesi e senza storia di fibrillazione atriale (FA), di età superiore ai 65 anni, ai quali era stato da poco impiantato un pacemaker (2.451) o un defibrillatore (129), gli AA di un recente lavoro hanno potuto constatare che in 261 di questi (10.1%) i dispositivi impiantati documentavano la comparsa di episodi di FA “subclinica” a fronte di soli 7 pazienti con FA clinicamente evidente. Al basale, nessun paziente era stato messo in terapia anticoagulante; più del 60% dei pazienti riceveva invece aspirina. La Tabella e la Fig. accluse evidenziano quanto verificatosi nel periodo di follow-up

  • un ictus o un embolia sistemica si è verificata in 11 (4.2%) dei 261 pazienti nei quali erano  stati rilevati degli episodi subclinici di tachiaritmia atriale con un tasso di incidenza annuo dell’1.69% rispetto ai 40 (1.7%) dei 2.319 pazienti nei quali l’aritmia subclinica non era stata rilevata (tasso annuo dello 0.69%, HR 2.49, 95% CI 1.28-4.85; p = 0.007)
  • il rischio era praticamente invariato dopo aggiustamento per i fattori di rischio per ictus (HR 2.50, 95% CI 1.28-4.89; p = 0.008) ed era simile in un’analisi in cui i dati dei pazienti sono stati rivalutati eliminando quelli relativi ai pazienti nei quali si era sviluppata una FA clinica (HR. 2.41, 95% CI 1.21-4.83; p = 0.01)
  • in nessuno degli 11 dei 51 pazienti che avevano sviluppato un ictus o una embolia sistemica e che avevano avuto l’oggettivazione di episodi di tachiaritmia atriale subclinica rilevata nei 3 mesi del follow-up, vi era stata una FA clinicamente evidente  
  • la presenza di FA subclinica è risultata correlata tanto con la possibilità di episodi di FA clinicamente evidente (HR 5.56, 95% IC 3.78-8.17, p <0.001), quanto con un aumentato rischio di Ictus cardioembolico o di embolia sistemica (HR 2.49, 95% CI 1.28-4.85, p = 0.007)
  • la percentuale di popolazione nella quale il rischio di ictus ischemico o di embolia sistemica è associata alla FA subclinica è risultata pari al 13% di quella selezionata per lo studio.

In sintesi, quindi il lavoro dimostra che nei pazienti con pacemaker o con defibrillatore, con storia clinica di ipertensione, ma non di precedenti episodi di FA, si possono frequentemente riscontrare episodi di tachiaritmia atriale subclinica che possono essere prodromici di una futura FA clinica, ma che soprattutto possono essere significativamente associati ad un aumentato rischio di ictus cardioembolico o di embolizzazione sistemica. Purtroppo l’interesse di questi dati rimane solo teorico in quanto gli stessi AA nelle conclusioni riferiscono circa la scarsa efficacia diagnostica del monitoraggio Holter che resta pur sempre limitato nel tempo e la impossibilità pratica di posizionare un loop recorder. 

Healey JS et al, for the ASSERT Investigators. Subclinical Atrial Fibrillation and the Risk of Stroke. N Engl J Med 2012; 366:120-129

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