Fenofibrato: nefrotossicità, ca-antagonisti e nefropatia
Dopo le segnalazioni già contenute in precedenti trial, un nuovo studio osservazionale retrospettivo conferma che la somministrazione di fenofibrato si associa a nefrotossicità, e molto più spesso di quanto in precedenza riportato, specie in pazienti con malattie renali e nei soggetti trattati con alte dosi del farmaco o in associazione a calcio-antagonisti. La ricerca – condotta nel Texas meridionale da Rebecca L. Attridge, dell’university of Texas Health science center di San Antonio (Usa), e collaboratori – ha evidenziato che a 6 mesi dall’inizio del trattamento con fenofibrato, su 428 pazienti il 27% (n=115) mostrava un incremento di creatinina sierica =/>0,3 mg/dL. Inoltre, qualsiasi tipo di malattia renale, la nefropatia cronica e il diabete avevano una prevalenza significativamente superiore nei soggetti con nefrotossicità associata a fenofibrato. Al basale, i pazienti che hanno evidenziato fenomeni di tossicità renale avevano valori di creatinina sierica significativamente maggiori e un tasso stimato di filtrazione glomerulare pure significativamente inferiore. Questi soggetti, inoltre, facevano più frequentemente uso di calcio-antagonisti, furosemide e Ace-inibitori. L’incidenza della nefrotossicità è risultata nettamente superiore nei pazienti trattati con alte dosi di fenofibrato rispetto a queli in terapia con basse dosi dello stesso farmaco. In un modello di regressione multivariata, una malattia renale, alte dosi di fenofibrato e l’impiego di calcio-antagonisti diidropiridinici sono risultati predittori indipendenti di incremento sierico di creatinina nei soggetti in terapia con fenofibrato.
J Clin Lipidol, 2012; 6(1):19-26
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