Tumori maligni in gravidanza, cure senza rischi per il nascituro
Una serie di tre articoli comparsi su The Lancet mostra che i tumori ginecologici (ovaio e cervice uterina) sono le neoplasie maligne più comuni durante la gravidanza. Il trattamento del carcinoma localmente avanzato della cervice uterina è controverso e deve essere discusso caso per caso in base alle dimensioni del tumore, alle immagini radiologiche, ai tempi della gravidanza e ai desideri della paziente. I tumori maligni dell’ovaio si presentano durante la gravidanza in diversi tipi istologici e queste differenze influenzano la scelta del trattamento, oltre al grado di differenziazione, allo stato nodale e al trimestre di gravidanza. Quando il tumore si diffonde al peritoneo può essere indicata una chemioterapia neoadiuvante con preservazione della gravidanza. Il cancro al seno dovrebbe essere affrontato in modo interdisciplinare e l’approccio ideale deve tener conto della fase della gestazione, della biologia e dello stadio del tumore. La chirurgia è possibile in tutti i trimestri della gravidanza, mentre la radioterapia può mettere a rischio il nascituro. Le evidenze supportano la chemioterapia a partire dalla quattordicesima settimana ma non l’utilizzo di tamoxifene e trastuzumab. Un capitolo a parte è costituito dai tumori ematologici che, sebbene rari, pongono gravemente a rischio sia la madre che il feto. Il più comune è il linfoma di Hodgkin, seguito dal non-Hodgkin e dalla leucemia acuta. Nei primi mesi è spesso consigliata l’interruzione della gravidanza per preservare la salute della madre, ma in fase gestazionale più avanzata il trattamento è in molti casi possibile.
Lancet, 2012; 379(9815):558-69
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