La placenta può essere utilizzata per la valutazione dell’esposizione prenatale?

Contesto

I metalli pesanti sono inquinanti ambientali dalle note proprietà tossiche. L’esposizione umana a questi elementi può avvenire per motivazioni occupazionali e ambientali o attraverso l’assunzione di cibo. Molti studi epidemiologici hanno collegato l’esposizione precoce ad arsenico, cadmio, cromo e mercurio a problemi di salute nei bambini di natura neurologica, evolutiva ed endocrina tra gli altri. In questo studio sono state condotte delle analisi sulle placente per verificare la presenza di determinati metalli mediante assorbimento atomico.

  • 137 placente su 680 sono state selezionate casualmente e analizzate per verificare la presenza di arsenico, cadmio, cromo, mercurio, manganese e piombo. Nessuna delle madri aveva avuto un’esposizione occupazionale ai metalli pesanti.
  • Il cadmio e il manganese sono stati individuati in tutte le placente. Il cromo, il piombo e il mercurio sono stati individuati rispettivamente nel 98,5%, 35,0% e 30,7% dei campioni di placenta.
  • L’arsenico non è stato analizzato nell’intera popolazione di studio poiché in 50 di queste placente non sono state individuate concentrazioni rilevabili.
  • Le concentrazioni placentari dei metalli pesanti analizzati rientravano dell’intervallo medio-basso dei report europei.

Conclusione

“È possibile utilizzare la placenta per valutare l’esposizione intrauterina ai metalli pesanti. Sono necessarie ricerche ulteriori volte ad analizzare i fattori che contribuiscono all’esposizione intrauterina ai metalli pesanti e l’impatto del trasferimento placentare di questi composti tossici sullo sviluppo del bambino”.

Amaya E, Gil F, Freire C, et al. Placental concentrations of heavy metals in a mother-child cohort. Environ Res. 2013;120:63-70. 

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