Con melatonina bassa, aumenta rischio di diabete di tipo 2

Una ridotta secrezione di melatonina è associata a un aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Ecco la conclusione di uno studio portato avanti da alcuni ricercatori del Dipartimento di medicina del Brigham and women’s hospital di Boston, Massachusetts

 

 

Una ridotta secrezione di melatonina è associata a un aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Ecco la conclusione di uno studio portato avanti da alcuni ricercatori del Dipartimento di medicina del Brigham and women’s hospital di Boston, Massachusetts, e pubblicato sul numero del 3 aprile di Jama.

Ormone con effetti pleiotropici
La melatonina, secreta dalla ghiandola pineale seguendo i ritmi circadiani, è un ormone dagli effetti pleiotropici, con ruoli nella regolazione del peso corporeo e del metabolismo energetico. La presenza di suoi recettori nelle isole pancreatiche ne suggerisce un coinvolgimento nella regolazione dei livelli di glucosio. Inoltre, diverse sono le evidenze che indicano come una ridotta secrezione o un diminuito signaling della melatonina possano alterare la sensibilità all’insulina e causare diabete di tipo 2. «Studi sugli animali hanno mostrato che la mancanza di un recettore funzionale per la melatonina produce insulinoresistenza e diabete tipo 2, mentre l’assunzione di melatonina è risultata protettiva in ratti predisposti a sviluppare diabete» spiega il primo autore del lavoro, Ciaran McMullan, il quale sottolinea anche come studi Gwas (genome-wide association studies) abbiano correlato alcuni polimorfismi del gene umano per il recettore 1B della melatonina (Mtnr1b) a elevati livelli di emoglobina glicata e di glucosio a digiuno, oltre che a un aumento dell’incidenza di diabete gestazionale e di tipo 2. Per chiarire il legame tra secrezione di melatonina e incidenza di diabete nell’uomo, i ricercatori hanno condotto uno studio caso-controllo, su una coorte di soggetti arruolati nel Nurses’ health study.

Servono studi su sonno e integratori
Tra le partecipanti, che non avevano diabete all’inizio dello studio e che avevano fornito campioni di sangue e urina nel 2000, sono state identificate 370 donne che hanno sviluppato diabete tipo 2 tra il 2000 e il 2012, e altre 370 che sono state usate come controllo. Misurando il rapporto tra 6-sulfatossimelatonina e creatinina, e utilizzando analisi statistiche che hanno tenuto conto di fattori come caratteristiche demografiche, stile di vita, misure della qualità del sonno e biomarker di infiammazione o disfunzione endoteliale, i ricercatori hanno trovato che i soggetti con un rapporto sulfatossimelatonina/creatinina più basso erano più rappresentati tra coloro che avevano sviluppato diabete, mentre i rapporti più alti si trovavano tra i controlli. Inoltre la sensibilità all’insulina era maggiore tra le donne con rapporto elevato. «I soggetti con i rapporti di sulfatossimelatonina/creatinina più bassi avevano un rischio di sviluppare diabete di tipo 2 circa 2,2 volte maggiore rispetto ai soggetti che avevano i rapporti più alti, con un tasso di incidenza di 9,27 casi per 1.000 persone anno rispetto ai 4,27 per 1.000 persone anno rispettivamente» spiega McMullan. «Da questi dati e considerate le evidenze presenti in letteratura, possiamo ipotizzare un ruolo causale della melatonina nella ridotta secrezione di insulina e nell’aumentato rischio di diabete. Ulteriori studi sono necessari per stabilire se aumentare i livelli di melatonina – attraverso più ore di sonno o mediante integrazione esogena – possa aumentare la sensibilità all’insulina e diminuire l’incidenza di diabete tipo 2» conclude l’esperto.

JAMA. 2013;309(13):1388-1396

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