La spettroscopia Raman per ridurre le biopsie del seno

12 Lug 2013 Oncologia

Un gruppo di ricercatori diretti da Ishan Barman, del Massachusetts institute of technology di Cambridge, ha messo a punto un nuovo algoritmo che permette di impiegare la cosiddetta spettroscopia Raman – una tecnica di indagine che sfrutta un effetto molto specifico prodotto dall’esposizione di campioni biologici a particolari frequenze laser – per la diagnosi delle lesioni tumorali della mammella così da ridurre il numero di biopsie. Secondo lo studio appena pubblicato sulla rivista Cancer Research, edita dall’American association for cancer research, l’impiego di questa tecnica potrebbe ridurre drasticamente il numero di biopsie ripetute: «Ogni anno negli Stati Uniti vengono effettuate circa 1,6 milioni di biopsie, e circa 250.000 nuovi tumori della mammella vengono diagnosticati» spiega Barman. «Se si riuscisse ad evitare 200.000 biopsie ripetute, ipotizzate in base a una stima prudente, il sistema sanitario potrebbe risparmiare un miliardo di dollari all’anno». La mammografia a raggi X attualmente in uso nella diagnosi precoce del cancro del seno non è in grado di distinguere se le microcalcificazioni sono associate a lesioni benigne o maligne, per cui è spesso necessaria una biopsia, che però presenta un’elevata percentuale di falsi negativi (tra il 15 e il 25%). La nuova tecnica, secondo i ricercatori, avrebbe invece valori predittivi positivi del 100%, e negativi del 96% per la diagnosi di tumore con o senza microcalcificazioni, e un’accuratezza complessiva dell’82% riguardo alla classificazione tra tessuto normale, lesioni benigne o maligne: «Il nostro studio dimostra il potenziale della spettroscopia Raman nel rilevare le microcalcificazioni e simultaneamente diagnosticare le lesioni associate con un alto grado di accuratezza, fornendo feedback in tempo reale durante le procedure bioptiche» scrive Barman, aggiungendo che la maggioranza dei tumori diagnosticati nel corso dello studio (su 33 donne di cui sono stati presi in esame 146 aree di tessuto complessive) carcinomi duttali in situ, ovvero le lesioni più spesso associate alle microcalcificazioni, che comportano particolari difficoltà con i metodi oggi in uso. 

Cancer Res June 1, 2013 73; 3206

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