Proteina C reattiva e altri fattori di rischio cardiovascolare.
La prevenzione del rischio cardiovascolare ? un tema che ha suscitato negli ultimi anni un grande interesse. L?efficacia degli interventi operati in questo campo ? stata anche determinata da una corretta individuazione dei principali fattori di rischio, da un?ampia sensibilizzazione della popolazione e da un grande impegno nel mettere in atto quelle misure riconosciute pi? idonee per ridurre il profilo di rischio individuale di ogni paziente.
Accanto ai principali e ben noti fattori di rischio tradizionali la ricerca si ? applicata nell?individuare altri elementi di rischio non tradizionali. Tale lavoro ha trovato forse uno stimolo ulteriore dalla constatazione dell?insorgenza di malattia cardiovascolare anche in soggetti giovani, ove appunto i tradizionali fattori di rischio, anche quando attentamente ricercati, non risultavano presenti e non erano quindi in gioco nel determinare la malattia. La ricerca si ? indirizzata prevalentemente al rilievo di sensibili marker di infiammazione (alla luce di un ipotetico meccanismo patogenetico flogistico alla base di alcune lesioni ostruttive vascolari), di disfunzione endoteliale, di esaltata trombogenesi (eccessiva formazione di fibrina, inadeguata fibrinolisi), di disvitaminosi, di infezione particolare. Un recente studio ? stato condotto per valutare il peso di 19 nuovi fattori di rischio cardiovascolare, per predire l?insorgenza di coronaropatia ostruttiva. Lo studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) si ? basato sui dati relativi all?osservazione di un?ampia popolazione studiata a partire dagli anni 1987-1989, comprendente ben 15.792 individui. In aggiunta ai fattori di rischio tradizionali e ben noti (et?, sesso, colesterolemia, ipertensione arteriosa, fumo, diabete) sono stati presi in considerazione altri indicatori di rischio gi? individuati e descritti, alcuni pi? noti come la Proteina C reattiva e l?omocisteina, altri meno noti come gli anticorpi anti-Chlamydia Pneumoniae, anti-Cytomegalovirus, anti-Herpes simplex virus, il dosaggio sierico di folati e vitamina B6, il D-dimero, il plasminogeno, l?antigene 1 inibitore dell?attivatore del plasminogeno, l?antigene attivatore del plasminogeno tissutale, la trombomodulina solubile, la molecola 1 di adesione intracellulare, la selectina E, la leptina plasmatica, l?interleuchina 6, la matrice metalloproteinasi 1, l?inibitore tessutale della metalloproteinasi 1.
I risultati hanno portato alla conclusione che la presenza di questi nuovi fattori di rischio non tradizionali non produce un sensibile incremento nella capacit? predittiva di malattia cardiovascolare in aggiunta ai tradizionali fattori, fatta eccezione in parte ed in misura modesta per la Proteina C reattiva. In conclusione, anche l?editoriale, pubblicato nello stesso numero della rivista, sottolinea la maggiore importanza dei fattori di rischio tradizionali, su cui devono essere concentrate le principali misure di prevenzione necessarie, non trascurando per? la necessit? di far progredire la ricerca verso altri indicatori di rischio, che potrebbero dimostrarsi in futuro pi? interessanti ed utili nella pratica clinica.
Accanto ai principali e ben noti fattori di rischio tradizionali la ricerca si ? applicata nell?individuare altri elementi di rischio non tradizionali. Tale lavoro ha trovato forse uno stimolo ulteriore dalla constatazione dell?insorgenza di malattia cardiovascolare anche in soggetti giovani, ove appunto i tradizionali fattori di rischio, anche quando attentamente ricercati, non risultavano presenti e non erano quindi in gioco nel determinare la malattia. La ricerca si ? indirizzata prevalentemente al rilievo di sensibili marker di infiammazione (alla luce di un ipotetico meccanismo patogenetico flogistico alla base di alcune lesioni ostruttive vascolari), di disfunzione endoteliale, di esaltata trombogenesi (eccessiva formazione di fibrina, inadeguata fibrinolisi), di disvitaminosi, di infezione particolare. Un recente studio ? stato condotto per valutare il peso di 19 nuovi fattori di rischio cardiovascolare, per predire l?insorgenza di coronaropatia ostruttiva. Lo studio Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) si ? basato sui dati relativi all?osservazione di un?ampia popolazione studiata a partire dagli anni 1987-1989, comprendente ben 15.792 individui. In aggiunta ai fattori di rischio tradizionali e ben noti (et?, sesso, colesterolemia, ipertensione arteriosa, fumo, diabete) sono stati presi in considerazione altri indicatori di rischio gi? individuati e descritti, alcuni pi? noti come la Proteina C reattiva e l?omocisteina, altri meno noti come gli anticorpi anti-Chlamydia Pneumoniae, anti-Cytomegalovirus, anti-Herpes simplex virus, il dosaggio sierico di folati e vitamina B6, il D-dimero, il plasminogeno, l?antigene 1 inibitore dell?attivatore del plasminogeno, l?antigene attivatore del plasminogeno tissutale, la trombomodulina solubile, la molecola 1 di adesione intracellulare, la selectina E, la leptina plasmatica, l?interleuchina 6, la matrice metalloproteinasi 1, l?inibitore tessutale della metalloproteinasi 1.
I risultati hanno portato alla conclusione che la presenza di questi nuovi fattori di rischio non tradizionali non produce un sensibile incremento nella capacit? predittiva di malattia cardiovascolare in aggiunta ai tradizionali fattori, fatta eccezione in parte ed in misura modesta per la Proteina C reattiva. In conclusione, anche l?editoriale, pubblicato nello stesso numero della rivista, sottolinea la maggiore importanza dei fattori di rischio tradizionali, su cui devono essere concentrate le principali misure di prevenzione necessarie, non trascurando per? la necessit? di far progredire la ricerca verso altri indicatori di rischio, che potrebbero dimostrarsi in futuro pi? interessanti ed utili nella pratica clinica.
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