Un anticorpo ?tiene lontano? il linfoma
MILANO – Si era gi? dimostrato efficace contro le recidive del linfoma non Hodgkin, ma ora lo Zevalin (ibritumomab tiuxetano), si afferma come valido strumento di cura anche contro una delle forme pi? aggressive di questa patologia, il linfoma di tipo follicolare, che colpisce soprattutto persone intorno ai 60 anni e che ? particolarmente subdolo, perch? progredisce velocemente senza mostrare sintomi per molto tempo. Lo Zevalin ? un anticorpo monoclonale arricchito di ittrio-90, un radioisotopo che guida il farmaco solo sulle cellule neoplastiche, risparmiando quelle sane. Si tratta, come dicevamo, di un medicinale gi? in uso dal 2004 per le ricadute di questa forma di tumore del sistema linfatico, che ora per? ha dato esiti notevoli come terapia di consolidamento, ovvero quella somministrata ai pazienti al termine delle cure tradizionali, con l?intento di aiutare a prolungarne nel tempo l?efficacia e potenziare rapidamente i risultati ottenuti.
Secondo i dati dello studio FIT (First-line Indolent Trial) presentati recentemente al meeting dell?American Society of Hematology ad Atlanta (Usa), infatti, la terapia a base di Zevalin fa regredire completamente la malattia in quasi 9 pazienti su 10.
Lo studio, condotto su pi? di 400 malati in 77 centri di dodici Paesi europei e in Canada, ha permesso di verificare l?efficacia e la sicurezza del trattamento in pazienti con linfoma follicolare non-Hodgkin in stadio avanzato, che avevano avuto una risposta positiva al trattamento standard: la chemioterapia a base di fluradabina e clorambucile, seguita da rituximab. Dopo aver seguito i pazienti per quasi tre anni, oggi i ricercatori non hanno dubbi: la radio-immuno-chemioterapia con Zevalin, dopo la chemio tradizionale, funziona.
Spiega Mario Petrini, direttore della clinica di ematologia dell?azienda ospedaliera universitaria di Pisa e coordinatore italiano dello studio: ?Si ? rivelata un?ottima terapia di consolidamento, pi? efficace del solo rituximab e pi? semplice dell?auto-trapianto che si eseguiva fino ad ora. In totale, l?87 per cento dei pazienti ha ottenuto una remissione completa del tumore. Abbiamo anche registrato un prolungamento del periodo libero da malattia, che ? passato da pochi mesi a circa due anni?. In particolare, il 77 per cento dei partecipanti che dopo la sola chemioterapia avevano avuto una remissione parziale, dopo il trattamento con Zevalin hanno raggiunto la remissione completa.
La tossicit? del farmaco, poi, ? risultata bassa e i risultati sono stati soddisfacenti anche in termini di qualit? di vita, perch? Zevalin viene somministrato via flebo in un?unica seduta, con buona tolleranza da parte dei pazienti.
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