Defibrillatori impiantabili davvero utili nell’anziano?

10 Ago 2009 Cardiologia

Nonostante la loro comprovata utilit? in quasi ogni soggetto con insufficienza cardiaca e scarsa funzionalit? sistolica ventricolare, i defibrillatori impiantabili (ICD) non sono in grado di prolungare di molto la sopravvivenza in molti pazienti che ci? nonostante rispondono a tutti gli attuali criteri di indicazione. E’ necessario un approccio cauto e selettivo all’uso degli apparecchi per la prevenzione primaria nei pazienti anziani con comorbidit? multiple: tali pazienti, soprattutto in caso di ricoveri multipli per insufficienza cardiaca, hanno meno probabilit? di morire di una morte improvvisa prevenibile tramite ICD che da altre cause, e quindi non trarrebbero molto beneficio dal riceverne uno. Di contro, i pazienti al di sotto dei 65 anni e quelli pi? anziani senza nefropatie, demenza o tumori ne trarrebbero maggiore beneficio. Gli studi clinici su cui si basano le attuali linee guida per l’uso degli ICD sono stati condotti in larga parte su pazienti intorno ai 60 anni con poche comorbidit?, mentre invece nella pratica clinica ? molto pi? probabile avere a che fare con pazienti intorno ai 70 anni con patologie croniche spesso non cardiache. Da un punto di vista sociale, sarebbe un vantaggio ridurre l’uso di terapie costose nei pazienti che probabilmente non ne hanno bisogno: non ? ancora possibile sconsigliare l’uso degli ICD in alcune categorie di pazienti, ma i medici potrebbero fare uso di queste informazioni per comunicare con il paziente ed aiutarlo a prendere decisioni informate. I pazienti al di sopra dei 90 comunque hanno una prognosi infausta a prescindere dalla presenza di comorbidit?. (CMAJ 2009; 180: 599-600 e 611-6)

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