? giusto non “screenare” gli ultra75enni con Psa?
Il limite d’et? di 75 anni per lo screening del tumore alla prostata mediante Psa, stabilito dalla Uspstf (United States preventive services task force) nel 2008, se ? vero che da un lato riduce il rischio di “overscreening”, dall’altro, proibisce la valutazione in individui anziani sani con lunghe aspettative di vita che potrebbero beneficiare di tale approccio preventivo. Cos? sintetizzano gli autori di uno studio pubblicato su Journal of urology che sono andati a indagare cosa sia successo negli Stati Uniti prima di tale data, quando lo stato di salute e l’aspettativa di vita rappresentavano, invece, i due parametri utilizzati per selezionare gli anziani da sottoporre allo screening. L’indagine si ? basata sui dati del National health interview survey del 2005, riguardanti oltre 700 uomini di 75 anni o pi? anziani con storia di carcinoma prostatico. Ecco i risultati: il 19% degli uomini era 85enni o pi? anziani; il 27% in cattivo stato di salute e il 52% era stato sottoposto a screening. Dopo gli aggiustamenti per et?, razza, istruzione e assistenza medica, si ? riscontrato che la valutazione della funzionalit? prostatica mediante Psa, ? stata effettuata con minore probabilit? nei partecipanti in cattiva salute rispetto a coloro che godevano di buone o eccellenti condizioni fisiche (odds ratio = 0,51). Nel complesso, il 42% degli uomini ai quali era stata predetta un’aspettativa di vita inferiore a 5 anni e il 65% di chi aveva ricevuto la previsione di vivere pi? di 10 anni riferivano di avere effettuato recentemente uno screening del Psa.
J Urol. 2010 May;183(5):1798-802.
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