Marker di cancro prostatico: alternative al Psa

Nel 1980, l?avvento del test del Psa determin? una rivoluzione nelle modalit? di rilevazione del cancro prostatico; oggi il suo valore ? controverso. Un recente studio, condotto al Johns Hopkins Hospital di Baltimora (Usa) da Ashley E. Ross e collaboratori, sottolinea l?inaffidabilit? del test in fase postdiagnostica, nell?ambito dei piani di sorveglianza attiva per soggetti con patologia a basso rischio. Sono stati valutati 290 uomini rispondenti ai criteri per il monitoraggio (tra cui densit? del Psa<0,15 ng/mL/cm3 e Gleason score < o =6) mediante due o pi? misure seriali del PSA, tra il 1994 e il 2008. Il follow-up comprendeva una biopsia all?anno di controllo. Mediante analisi Roc sono state calcolate la sensibilit? e la specificit? della Psav (velocit? di aumento del Psa) e del Psadt (tempo di raddoppiamento del Psa) come fattori predittivi di progressione cancerosa e di patologia aggressiva. Un indicatore carente anche nel monitoraggio In tutto 188 uomini (65%) sono rimasti in sorveglianza attiva mentre 102 (35%) hanno evidenziato una progressione del tumore alla biopsia eseguita a un follow-up mediano di 2,9 anni. Il Psadt non ? apparso associato significativamente con i riscontri patologici successivi e il Psav in modo solo marginale. I valori soglia di Psav e Psadt non hanno dimostrato n? elevata sensibilit? n? specificit? per l?avanzamento del cancro. Nei soggetti sottoposti a prostatectomia radicale, inoltre, i due indicatori non sono risultati correlati alla presenza di patologia chirurgica sfavorevole. Pertanto, ? la conclusione, la cinetica postdiagnostica del Psa non predice in modo affidabile una malattia ostile e non andrebbe utilizzata come sostituzione della biopsia annuale nei piani di sorveglianza attiva. Promettenti il Pca 3, il K1-67 e i geni di fusione Sono stati proposti perfezionamenti al test del Psa ma nessuno, anche per motivi pratici, ha trovato la strada di un ampio impiego clinico. Dan Berney, del Centro di oncologia molecolare della Queen Mary University di Londra, su Drug News & Perspectives descrive le alternative al Psa: la pi? promettente ? forse il Pca 3, ossia il prostate cancer gene 3, contenuto ad alti livelli nelle cellule tumorali che lo liberano nell?urina dopo esplorazione digitorettale. Il grado patologico del tumore comunque resta il pi? potente fattore prognostico; molto affidabile ? anche l?estensione della neoplasia nella biopsia. Tra i marcatori tissutali, finora deludenti, spicca la proteina Ki-67, indicatore cellulare di proliferazione. La recente scoperta, nella prostata, di una famiglia di geni di fusione (riarrangiamenti aberranti della struttura del Dna), ha suscitato un ampio dibattito riguardo al loro ruolo prognostico.
(J Clin Oncol, 2010 May 3. [Epub ahead of print]
Drug News Perspect, 2010;23(3):185-94)

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