Poca recidiva con trombosi cerebrale seno venoso
Il rischio di recidiva di una trombosi cerebrale del seno venoso (Csvt) ? basso e, comunque, risulta pi? alto nel primo anno, dopo la cessazione del trattamento con anticoagulanti, e negli uomini. Lievi anomalie trombofiliche non sono associate con recidive di Csvt, ma una grave trombofilia comporta un aumentato rischio di trombosi venosa profonda degli arti inferiori o di embolia polmonare. Sono questi, in sintesi, i riscontri di uno studio effettuato al Centro Emofilia e Trombosi Angelo Bianchi Bonomi dell’Ospedale Policlinico di Milano da un team guidato da Pier Mannuccio Mannucci. 105 pazienti con una prima Csvt sono stati seguiti per un periodo mediano di sei anni dopo la sospensione della terapia antipiastrinica. Si sono avute recidive di Csvt in cinque pazienti (3%) e si sono riscontrate altre manifestazioni di tromboembolismo venoso (trombosi venosa profonda degli arti inferiori o embolia polmonare) in dieci soggetti aggiuntivi (7%), per una frequenza di recidiva di 2,03 per 100 persone-anno per tutte le manifestazioni di tromboembolismo venoso e di 0,53 per 100 persone-anno per Csvt. Quasi la met? delle recidive ? occorsa entro il primo anno di discontinuazione della terapia anticoagulante. I fattori di rischio per trombosi venosa ricorrente sono risultati il genere maschile (Hr aggiustato: 9,66) e, per fenomeni trombotici differenti dalla Csvt, una grave trombofilia risultante da carenza di antitrombina, proteina C e proteina S, presenza di anticorpi antifosfolipidi e di anomalie combinate (Hr: 4,71).
Circulation, 2010; 121(25):2740-6
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