Frequenza cardiaca a riposo stima il rischio cardiovascolare
I metodi per la stima del rischio cardiovascolare, tra i quali il Systematic coronary risk evaluation (Score), solitamente non tengono conto dell’elevata frequenza cardiaca a riposo (Rhr), che peraltro ? un noto fattore indipendente di rischio cardiovascolare (Cv). Da Marie Therese Cooney e collaboratori del Dipartimento di cardiologia dell’Adelaide meath hospital di Tallaght (Dublino) viene allora la proposta di inglobare questo semplice parametro nei sistemi diagnostici solitamente utilizzati (basati sul rilievo della pressione arteriosa e dei lipidi ematici); se infatti il valore della Rhr non ? sempre in grado di migliorare apprezzabilmente il calcolo della mortalit? Cv, sottolineano gli autori, esso ? comunque utile in quanto pu? rendere pi? favorevole il rapporto costo-beneficio e l’accessibilit? della procedura complessiva utilizzata. L’?quipe irlandese ha ricavato dallo studio nazionale Finrisk (comprendente 14.997 uomini e 15.861 donne) due formule per la stima del rischio a dieci anni della mortalit? Cv. La prima conteneva le attuali variabili dello Score (colesterolo totale, pressione arteriosa sistolica, fumo, et?, sesso); l’aggiunta della Rhr determinava soltanto minimi miglioramenti discriminativi, basati sia sull’area sotto la curva (Auroc) sia sul net reclassification index (Nri). La seconda formula, semplificata, conteneva solo, come variabili, et?, fumo, sesso e indice di massa corporea. In questo caso, l’addizione della Rhr provocava un miglioramento statisticamente significativo e molto rilevante nella Auroc (uomini: 0,819 da 0,812; donne: 0,862 da 0,827) e nel Nri, consentendo ai ricercatori di mettere a punto un semplice grafico per il calcolo del rischio di un evento fatale Cvs.
Eur Heart J, 2010 Jul 23. [Epub ahead of print]
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