Anziani con frattura del femore: dannoso ritardare la chirurgia
Nei pazienti anziani con frattura del femore, ritardare l’intervento chirurgico determina morbilità e mortalità maggiori. Questi aumenti sono in gran parte spiegati da ragioni mediche all’origine del ritardo. Questa la conclusione di uno studio prospettico di coorte coordinato da Maria T. Vidán, dell’ospedale universitario Gregorio Marañon di Madrid, che ha coinvolto 2.250 soggetti anziani ricoverati in ospedale per frattura del femore. Quattro i parametri che i ricercatori spagnoli hanno preso in considerazione: il tempo di attesa prima dell’intervento chirurgico, i motivi di un eventuale ritardo, la mortalità ospedaliera e il rischio di complicanze. L’intervallo di tempo tra ricovero e intervento è stato mediamente di 72 ore. La carenza di sale operatorie disponibili (60,7%) e problemi medici acuti (33,1%) sono stati i principali motivi per ritardi superiori alle 48 ore. I tassi di mortalità in ospedale e di complicazioni sono stati, mediamente, di 4,35% e 45,9%, ma di 13,7% e 74,2% in pazienti clinicamente instabili. Quanto più si è prolungato il tempo che ha preceduto l’intervento, tanto maggiori sono risultati i tassi di mortalità e di complicanze mediche. Dopo aggiustamenti per età, demenza, condizioni croniche e funzionalità, l’associazione tra tempo di attesa prima dell’intervento chirurgico e maggiori morbilità e mortalità è rimasta valida per ritardi superiori alle 120 ore. I rischi si sono attenuati dopo aggiustamento per la presenza di condizioni mediche acute come causa del ritardo. Il rischio di infezione del tratto urinario è rimasto elevato, mentre non sono emerse interazioni tra ritardo ed età, demenza o stato funzionale. Ann Intern Med, 2011; 155(4):234-245
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