Istud: cure a casa, il distretto è centrale nel 92% dei casi

Le cure domiciliari rappresentano ormai una realtà consolidata e funzionante del sistema sociosanitario e costituiscono in caso di bisogno la soluzione preferita da una fetta sempre crescente di italiani. E’ il quadro che emerge dall’indagine condotta dall’Osservatorio sulle cure a casa dell’Istud in collaborazione con la Card (Confederazione associazioni regionali di distretto) e Cittadinanzattiva. Alla ricerca, presentata ieri nel corso di un convegno ospitato al Fatebenefratelli di Roma, hanno risposto distretti sanitari, comuni, servizi privati e del terzo settore di 15 regioni e un campione di 210 cittadini. Il quadro che risulta conferma tendenze già registrate nella precedente indagine, risalente al 2009: il distretto territoriale copre ormai un ruolo centrale nell’organizzazione delle cure a casa (92% di copertura della domanda), nella fornitura di “dimissioni protette” (87% dei casi) e nell’erogazione di assistenza domiciliare integrata (Adi, 93,5% dei casi). Inoltre migliora qualità e gestione dell’assistenza, perché nell’81% dei casi non vengono segnalate liste d’attesa e, dove esistono, viene comunque assicurata la presa in carico dell’emergenza nell’arco delle 72 ore. «I dati» sintetizza Maria Giulia Marini, responsabile Practice sanità e salute della Fondazione Istud «rivelano che il settore delle cure a casa è in costante sviluppo e gode di sempre maggiore attenzione, anche da parte delle amministrazioni. I nostri dati non sono completi ma si può affermare che dove le cose funzionano il livello di efficienza è più che alto e la complessità delle prese in carico cresce di pari passo con l’incremento della cronicità». Anche dal lato dei cittadini si nota una maturazione nell’approccio alle cure domiciliari: l’86% degli italiani dà la propria preferenza alle cure a casa offerte da un assistente familiare professionale e il 70% sarebbe disposto a versare un contributo al servizio pubblico, commisurato al proprio reddito, pur di usufruire di assistenza domiciliare. «E’ un dato sul quale occorrerebbe riflettere» rimarca Marini «perché c’è il rischio che i tagli impartiti al livello ospedaliero dall’ultima Manovra possano far mancare risorse e personale alle cure domiciliari. Diventa sempre più cruciale valutare l’apporto del terzo settore e il fatto che gli italiani siano disposti a contribuire pur di usufruire di servizi efficienti a casa è un elemento di novità importante».

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